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E’ libro molto denso, stratificato e nello stesso tempo fluido e unitario. Dei molti aspetti che si possono rilevare e analizzare, vorrei soffermarmi sulla scaturigine della poesia e la tecnica compositiva.
Molti i momenti che chiedono di diventare poesia: l’amica-nemica solitudine, il ritrovarsi monade, il tempo che fugge, il ricordo: ed ecco la raccolta attuale, che procede da Aegritudines (il male di vivere, ma aegrotare è propriamente essere ammalato) attraverso Luce in Calabria, e altre sezioni fino agli Amores collocati a vitale conclusione. La poesia è presenza pervasiva dell’esistenza e quello della poetessa è un viaggio in compagnia di eccezionali viaggiatori, sotto la buona guida di eccezionali numi: le citazioni poste in epigrafe a sezioni e testi sono di Saffo, Ibico, Tognide, Mimnermo, Pascoli, Kavafis, Carducci, D’Annunzio, Selìm Tietto, Rilke, Peter Russell. E la stessa scrittura è una trama in cui si intrecciano fili preziosi variegati, provenienti da periodi e contesti molteplici, tutti vitali, universali. L’intertestualità è connaturata all’opera e all’autrice: pare del tutto naturale la presenza di queste voci nel dettato nuovo e personale. Talvolta c’è emulazione o riscrittura, quasi in un vitale dialogo a distanza: il X Agosto di Pascoli diventa Notte di San Lorenzo (p. 35), con un’affermazione pessimistica ancora più decisa; alle Bucoliche di Virgilio rimanda Sub tegmine tiliae (p. 151). La presenza della cultura classica nei luoghi, nei temi, nelle figure è accompagnata da affetto e commozione; è anch’essa pene perenne, patrimonio dell’umanità, davvero aere perennius. Parole queste d’ombraluce per esprimere anche i sentimenti, come l’amore e il dolore, per cantare l’infanzia e i suoi luoghi (Piacenza p. 67). E quando il dolore è più ampio, perché si tratta delle tragedie della storia, le parole diventano quella della tradizione tragica: Baghdàd, Nassiriya, i bambini di Beslan, il maremoto nell’Oceano Indiano, la shoah, le foibe. Particolarmente toccante è la sezione dedicata alla madre, un monologo che mira ad essere finalmente un dialogo aperto e profondo, un raffinato epicedio classico composto da otto testi, tutti inizianti anaforicamente con Ora. Necessità della poesia, intertestualità e labor limae, accurato lavoro sulle tematiche, sulle immagini e sulle parole. Il linguaggio è colto, curato, sapiente, emozionato. Si può dire che con queste Parole d’ombraluce siamo di fronte a una voce davvero originale, insieme alessandrina ed emozionata. |
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