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L'inestinguibile sete parla allo stesso tempo di passato,
presente e futuro.
Parla di religione, di politica, di attualità.
Parla di chi crede, di chi non ci riesce più, di chi vorrebbe farlo ma ha paura. Parla di Dio insomma,
dell' "unica vera risposta a cui dobbiamo aggrapparci
per andare avanti e riscrivere la nostra vita con parole nuove, più belle".
Ho voluto riportare fedelmente la definizione dell'opera data da Benedetta Moglioni, ed evidenziata nella
quarta pagina di copertina, perché essa riassume la
raccolta di concetti espressi da Tavčar e che egli definisce impropriamente poesie. Direi
che, di poesia,
non c'è che la veste estetica mentre, ogni tema ed ogni svolgimento, sono un
invito, uno sprone alla meditazione con la speranza di non riconoscersi tra i
peccatori descritti. Opera da leggere, quindi, e da rileggere con attenzione, opera
che può indurre ad un
miglioramento interiore ed esteriore anche di questi
tempi.
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Recensione |
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