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Album
Il libro di poesie d’esordio di Elisa Donzelli, dal titolo
emblematico Album, pubblicato
quest’anno dalla casa editrice Nottetempo di
Milano, abbraccia in sé il senso più ampio di questo termine, in quanto
racchiude luoghi, tempi, amicizie di due periodi della vita fondamentali
dell’autrice: i venti e i quarant’anni, in un andirivieni continuo, come è
scritto nel retro della copertina, tra tempi sfusi. La Donzelli, classe 1979,
insegna letteratura moderna alla Scuola Superiore della Normale di Pisa ed è
autrice e curatrice di numerosi saggi ed opere letterarie, tra cui Come
lenta cometa (Aragno, 2009), Giorgio
Caproni e gli altri (Marsilio, 2016), Poesie
di René Char (Einaudi, 2018), Tra
due città di Attilio Bertolucci e Roberto Tassi (il Mulino, 2019).
Per l’edizioni Donzelli inoltre traduce e dirige la collana di poesia.
Lo sguardo dell’autrice, in questa raccolta, si rivolge
principalmente all’universo femminile. Album si
apre, infatti, con una lirica molto intensa, per la sorella, scomparsa
giovanissima in un incidente stradale: Ho
sognato stanotte / che ti stavo sognando / e così facendo / ti stavo
perdendo / perdendo il ricordo di te”; il libro è, infatti, è dedicato
ad Anna
e alle altre.
L’autrice ama profondamente la figura femminile, per la sua
intrinseca forza e le sue innegabili capacità, che si rivelano anche nella
scrittura. In un’intervista apparsa su Sole 24 Ore dell’8 giugno di quest’anno,
a cura di Letizia Giangualano, alla domanda di come si possa integrare e
rapportarsi il mondo femminile a quello maschile in poesia, Elisa Donzelli
risponde: “L’intelligenza femminile si fonda su criteri diversi da quelli
maschili. Sin da piccole le bambine cercano il dettaglio, orientano lo sguardo
sul punctum,
quello che Roland Berthes sosteneva essere l’elemento vivo della fotografia. Se
poi a questa attitudine di sintesi affiancano lo studio e l’esercizio
logico-cognitivo sono in grado di aprire varchi.” Numerosi sono i ricordi legati
alle amiche dell’infanzia e della giovinezza. Talvolta risulta difficile
individuare chiaramente a chi siano dedicate le liriche, un’atmosfera enigmatica
e quasi misteriosa le avvolge. In automatic
for people, celebre raccolta musicale del gruppo rock statunitense
R.E.M, scrive l’autrice: “Ballavo con accanto la bionda / compagna di nome
scandinavo / la mano nella mano a prenderci / let’play
Twister, / let’ play Risk…” Dalle diverse citazioni musicali
presenti nei testi si evince l’amore di Elisa Donzelli per la musica.
Il libro si suddivide in tre sezioni: Esercizi
di disegno, Album, la
più estesa, che dà il titolo alla raccolta ed Aprendo
la notizia. Appare evidente, fin dalle prime pagine, l’interesse
dell’autrice per la fotografia, il disegno e i colori; risuona la poesia eponima
della prima parte: “sono a colori i disegni che ho conservato / con le figure di
genere femminile / il foglio in posizione verticale / per far spazio alle gonne /
di ballerine e regine”. La cavalletta morta permette, invece, di decifrare il
mistero dei colori, una volta posta sotto un vetrino: “tra cugini comune
cromatismo iridescenza / umore, nell’occhio vitreo dell’animale / che desta schifo
in voi come in me / centrare il fotone non ancora svanito.”
Frequentemente i singoli testi sono preceduti da versi di noti
poeti: Vincenzo Cardarelli, Virgilio Giotti, Ovidio e Attilio Bertolucci, autore
questo molto amato dalla Donzelli. Dante Alighieri figura in apertura alla
lirica manovra
d’attacco: “sta come torre ferma, che non crolla / già mai la cima
per soffiar di venti” (Canto V dell’Inferno)
Come nota nella breve prosa poetica Villa
Torlonia, l’autrice ricompone la propria esistenza non seguendo un
criterio preciso, ma come confuse istantanee ritrovate, in una scatola “dove
finiscono le fasi della vita” sfuse nei “decenni-ottanta
novanta zero dieci”che rappresentano solo dei numeri, non degli
anni. La sezione Album, suddivisa
in quattro sezioni, forma un diario familiare intimo, talvolta di non facile
comprensione, dal quale riemergono i ricordi più intimi, le immagini più vivide
di un’esistenza. Figura forte ed emblematica appare la madre, figlia dell’on. C.
Donat Cattin, che prese parte, a Torino nel ’67, alla prima occupazione
studentesca: “…come tuo padre, diversamente / pretendevi di cambiare le cose e
stare / dalla parte in cui da sempre sei stata / ape operaia”. Al nonno è invece
dedicata una poesia in cui evoca i paesaggi di Caprazoppa, dove si incontrano il
mare Ionio e il Tirreno: “profondi dalla riva scoscesi / entrambi i mari, di loro
mi stupiva / il diverso colore-zaffiro lo Ionio / azzurro il Tirreno franto
nell’onda”. Molti volti d’amiche riaffiorano, di poetesse più o meno
riconoscibili, di donne che hanno fatto la Resistenza, di Marta Russo, uccisa
inspiegabilmente a Roma all’interno della città universitaria della Sapienza.
L’autrice nella lirica, a quest’ultima dedicata, ricorda quel viale da lei
stessa percorso più volte: “Per giorni sei stata in quel tratto di
strada / compagna evanescente.” Ė inevitabile riconoscere che, pur nel tessuto
narrativo del libro, vibri un sottaciuto e controllato lirismo. Anche del suo
essere madre e moglie ci parla Elisa Donzelli, dei ricordi del viaggio di nozze
in Africa, di quel figlio che portava dentro, ma che non sapeva ancora se
l’avrebbe procreato. Riguardo alla maternità, sempre nell’intervista succitata,
l’autrice rammenta la madre che, pur avendo sempre insegnato ed essersi occupata
di politica, ha saputo con i gesti, la fatica e la forza conciliare il lavoro
con la famiglia. Ė la resilienza, sembra dirci la Donzelli a caratterizzare il
femminile di fronte alle difficoltà dell’esistenza: alle malattie, che subdole
si insinuano nelle cellule, alla pandemia da covid.
Nella sezione conclusiva Aprendo
la notizia lo sguardo di Elisa Donzelli si volge all’esterno, ai
drammi che hanno colpito l’umanità: le guerre, le alluvioni, il terremoto
dell’Aquila e il problema dei profughi. Emergono anche in queste ultime pagine
figure di eroine, ossia di donne che hanno avuto la forza di imporsi e lasciare
un segno in un mondo ancora dilaniato da guerre e pregiudizi, con la loro
particolare forza e determinazione. Sonetto
per Hevrin è infatti dedicato a Hevrin Khalaf, segretaria generale
del partito della Siria del Futuro, attivista per i diritti umani delle donne,
uccisa nel Nord della Siria il 12 ottobre del 2019: “Ma oggi che apro l’immagine
alla notizia / ancora ti vedo al mattino bronzea Nefertiti / stringere alta sul
capo l’acconciatura, / di tremila anni sorella mostrare e punire / la minaccia
alla troppa bellezza.” Nel testo manovra
d’attacco viene menzionata Carola Rackete, che riuscì a sforzare la
chiusura del porto di Lampedusa e portare in salvo quarantadue emigrati.
Album,
in conclusione, è un libro raffinato ed intenso, che racconta per fotogrammi, in
una soffusa atemporalità, la vita di una donna che ha saputo realizzarsi appieno
con l’ostinazione insegnatole dal padre e per quella particolare forza e
creatività, che è propria del genus femminile.
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Recensione |
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