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Fogli di speranza
Cara Annamaria,
sono le due e mezza di
notte: ho pensato un’ora fa di addormentarmi con una delle tue poesie. Invece ho
iniziato “Fogli di Speranza” leggendolo tutto, perché i segni, i colori, il
ristoro all’ombra dell’ombra trovata, i blu del mare e il bianco di bianchi
gabbiani, la luce di un tramonto innanzi al quale trascolora ogni affanno e
trasecola, portandoci fuori dal tempo e continuando ad abitare nelle tue case
dalle finestre e dalle pareti della consistenza e della funzione che Hopper ci
dona con i suoi interni nelle sue opere, mi hanno infuso un infinito senso di
pace e di bellezza, di soavità del vivere, di leggerezza profonda.
Nulla a che vedere questa
tua nuova raccolta poetica con le precedenti, forse una sorta di appunti in
vista di una scrittura ora così compiuta e di un tale lirismo, altissimo, quale
presenta questa tua nuova. Questo passaggio mi sembra il miracolo dell’essere e
della parola, dell’immagine che si scioglie e ridiviene nel colore, del profumo
delle memorie care.
Inoltre tu sviluppi talora
la soavità del racconto che diviene fiaba, così come ne Gli alberi si amano,
e sai condurre chi legge in questo luogo di incanti in modo disincantato, dunque
ci fai vedere quanto sogno e pensiero divino stiano nella realtà, che sempre è
così meravigliosa. I tuoi versi sono degli inni alla vita, alle sue pazienti
pieghe, ai risvegli, alle linee di profilo ed alle meritevoli soste per ammirare
le grandi e le piccole cose.
Pure devo dire che
l’intera sequenza di poesie, l’ordine stesso con cui seguono e si inanellano
l’una all’altra, esprime uno sviluppo tanto armonico ed un amalgama così
perfetto di morbidezza e vitalità, di ossequio e di riflessione profonda e
grandiosa, da lasciare stupefatti, e da far scivolare lentamente su questo
fluido serico lo sguardo e il sentimento di chi si accosta alla raccolta.
Ci aiuti con la
punteggiatura, che hai usato magistralmente, e che segna il tuo intimo respiro,
il passo, e crea quel ritmo che conduce chi legge nell’universo che canti, ad
arrivare proprio in ogni piccola radura al riparo degli intrichi
dell’incomprensione.
Questa notte che oramai, e
son diventate le tre di mattina, mi si presenta qui avanti, non potrà che essere
una notte di riposo vero e sereno. Grazie, poetessa di grazia!
16 marzo 2012
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Recensione |
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