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Prefazione a
Paradisi fragili
di Chiara Novelli
la
Scheda
del libro

Lia Bronzi
La raccolta Paradisi Fragili di Chiara Novelli, ci appare, da subito, frutto di un pensiero
poetante volto alla libera associazione delle immagini, ma ricca, al contempo,
di concetti di un ego pellegrino e teorico iniziato alla meditazione interiore,
secondo un itinerarium mentis in armonia tra la cifra del filosofare e
quella del poetare, che animano dialetticamente i versi e ne costituiscono la
ragione più profonda, assieme al sentimento, che accentua l’originalità del
comporre assieme ai gruppi tematici che, alla fine, sono variazioni alla tesi
già prefigurata nel titolo stesso della raccolta “Paradisi Fragili” appunto.
Opera, quindi, dall’afflato poetico-metafisico, questa, nella quale riecheggia il se stesso universale che
la poetessa ricerca, pur sviluppando la stimmung fenomenologia delle
cose, panteistiche o naturalistiche del contesto in cui ella vive, per attingere
all’Oltre.
In tal senso la poetessa si sbalza nel limen, nella sua contemplazione ed
in quel necessario perdersi al di là dell’ontologia del simbolo, come ben si
evince dalla lirica Credenze, con versi che recitano: “Non ho creduto
| ma
ho sentito foglie di quercia | frusciare (…) Ho creduto
| nella materia che pulsa
(…) Ho creduto | nella voce di sassi colorati…” dove il reiterare del verbo credere
mette in luce le vestigia dei del cosmo, ed un immanentismo panteistico,
oltre al quale si può anche andare in verticale, verso vette ignote, fino a
raggiungere una universalità sincretica nella quale tutti i cammini religiosi
convergono in unità da parte di chi, come Chiara Novelli non: “…si è affidato
| al
dio ubriaco delle genti.” (Fuga di parole).
La preziosa raccolta è divisa in otto sezioni intitolate: “Mistica 1”; “Mistica
2”; “Mistica 3”; fino a “Mistica 8”, tutte tappe di un viaggio altamente
simbolico, metaforico ed iniziatico in crescendo, che dal finito e molteplice va
all’infinito unitario, passando per forze che dall’ambito fisico, emozionale e
mentale realizzano un’Unità che le contiene tutte, al fine di aprire la
via della Mente Universale, spirituale, ed infinita, per conseguire un’interiore
consapevolezza della coscienza.
Basterà citare versi che testualmente recitano: “… Ma anche lì | è Dio in tutte le
forme, | felicità di alveo materno, | Bibbia di luoghi selvaggi |
su catene esplose
d’Eterno….” (Cadono frasi), per comprendere come Chiara Novelli sappia
rintracciare in sé il pensiero benedicente, pur nella coscienza che, in ciascuno
di noi, l’esistenza si esprime a diversi livelli e modi di essere, come è
possibile ricercare, in ogni individuo, un aspetto di Dio che, peraltro, da noi
diversamente si esprime.
Un modo sincretico di intendere Dio, dunque, come si evince nella chiusa
Mistica 1 che recita: “…Pietà al Dio che muore.| Pietà al
Dio che trionfa.” Ed ancora in Mistica 2: “…Mi affido al segreto dei
Pianeti, | fino alla fine dei tempi, | fino all’estremo confronto, | fino alle
schiere di fuoco | che la Legge regala | con onnipotente vigore.” quasi a ribadire
il senso nuovo della ricerca, che è certamente simile ad un mantram
gnostico, ritmato, musicale e armonioso, per entrare in contatto con il potere
vibratorio dell’Universo e rifletterlo in sé, come cerchio infinito.
In Mistica 4 principio e fine, creazione multiforme e divina
intelligenza in attesa che: “…il Tempo | finisca di esistere | nella maestria del
Vero Inizio.” comincia a rivelarsi la salita ontologica, verso l’alto, da parte
della poetessa che, dopo la conoscenza di sé e della vita, già si apre alla
conoscenza di Dio.
In Mistica 5 è scritto nella chiusa: “…la Dea dell’Oceano Celeste,
| pura
sostanza divina, | che partorisce Incoronata, | quella Parola | che la terra
ascolta dal silenzio.”secondo una sorta di rivelazione, attraverso la parola
platonica e giovannea, atta a condurre alla patria originaria, passando dal mito
al logos, fino alle astrattive, nel nostro caso della poesia. E canta
nell’incipit di Mistica 6 la poetessa, parole come: “Le vie del
cielo sono aperte, | le vie della terra sono aperte, | proclamano il Re…” come se
il ricongiungimento dell’uomo alla sua fonte fosse in atto attraverso: energia-fuoco-luce, quasi che egli dovesse spiritualizzare il corpo e il corpo
spiritualizzare lo spirito, al contempo, nella circolarità dell’Uroboro,
serpente della saggezza, che ci riporta tout-court a Mistica 7, dove la
poetessa auspica nella chiusa: “…Che l’io umano muoia, | nelle segrete membra
|
del sangue vivo della terra.”, riuscendo, in tal senso, certamente a vedere nella
manifestazione terrestre del Padre Celeste e della Grande Madre Divina,
l’accoglienza, iniziaticamente intesa, nel sangue vivo, per trascendere la
condizione mortale dell’individuo.
La lirica Mistica 8 chiude la raccolta, in essa la poetessa celebra
l’insegnamento appreso della spiritualizzazione, nella giusta valutazione della
forma, al fine di poter rinascere da se stessi, tramite l’aiuto “…che venerabili
Maestri | portarono in dono | una benedizione bianca…” ed “…alla fine,
| il cammino
celeste, | fu nuovamente ricreato.” dove la poetessa è in contatto con la vita
celata che vibra in ogni atomo, alla ricerca della stessa luca celata.
Un iter di sufismo-gnostico-poetico, questo di Chiara Novelli, che
ricorda per concetti il poeta persiano Jami del XV secolo o lo stesso Jbn
al-Arabi che scrisse il poemetto lirico “Interprete di desideri”, due mistici
che adoperarono immagini terrene per descrivere la passione spirituale del
cercatore di Dio.
La raccolta è arricchita da foto di nodosi alberi antropomorfi, che ci fanno
pensare all’albero della vita, da foto di finestre con persiane socchiuse, pur
simbolo tuttavia, di apertura verso la luce, dalla quale l’uomo assorbe
l’energia del Prana, che può facilitare e guidare la sua azione creatrice, ma
anche foto di eleganti porte che rappresentano simbolicamente la “Porta”, il “
Varco del cielo”, volto alla reintegrazione nello stato beato, che era già prima
della caduta dell’uomo.
Tutto un unicum
iniziatico e simbolico, che si snoda nella bellezza della parola poetica e
nell’armonia del ritmo, sempre presenti nelle liriche, atte a far riflettere.
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Materiale |
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