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I poeti di Via Margutta..Risorse nel tempo sospesoL’autrice racconta il periodo buio del Coronavirus trasfigurato dall’estasi creativa della poesia, capace di trasformare il negativo in un punto di forza. L’anima, infatti, è sovrana e non perde la sua luce, se alimentata dalla fede, anche nelle più fitte tenebre: “Un tempo sospeso in sillabe incerte / il respiro ristretto dalle mascherine / il calore affettivo limitato dalla siepe / negati i riti clessidra del giorno. E gelido il silenzio degli immortali monumenti / per le deserte vie ancora ombrate da bare tante / nel mistero del vento virale-terzo conflitto globale. / (…) Il papa solo per le vie mute, in pellegrinaggio / di dolore cerca nel Cristo salvifico conforto. E voi voi comunicate cabale alle 18 l’ora dei numeri / da mettere al lotto: persone invero affetti rubati / memoria di vita saggezza in un attimo risucchiate / nel marasma virale: son lacrime di vita rimpianto / dell’ultima sillaba non detta del fiore non dato / insieme a una dolce carezza. / Pietà dei morti, pietà dei vivi.” (Un tempo sospeso). La speranza è affidata alla primavera eterna dell’amore che fiorisce nonostante tutto: “Ormai spenta l’etica stella / nel silenzio meditante della rosa di Natale / s’attende una stella chiomata d’oro da cieli lontani / che ci segni il sentiero insieme ai Re Magi / con la luce ispirata della buona novella. / Ascolta ascolta pure questa parola altra / tra i fili ravvivati del telefono / è ancora fiore di vita rifiorita dentro / in aiuole di primule e viole: parole parole vere / fra noi sussurrate tepore della nostra umana primavera / espansa nell’insieme-corolla, o cari incontri virtuali! / Irradiata dal profumo di tre umili viole ieri strette / fra le mani d’erba, or immillate nel vivaio interiore / essenza di rinnovo sempre oltre i più varianti eventi / quale antica promessa attesa garante dei sogni futuri. / La vita fiorita avanza pure sui fili del telefono.” (Urgono parole-risorse nuove).
Ci si sente come naufraghi alla deriva del destino ignoto: “Nell’isola deserta per l’onda iterata / di un mare che tradisce la vita, il tuo bilancio / Robinson è l’approdo salvifico ove ribilanciare / l’ago del vivere, reinventare le ore ancora / senza allettanti sirene a perdersi nell’ignoto. / Ma mi mancano misurate voci messaggi d’armonia globale / sussurri di umana pìetas all’universo morire / solo urla di muri sgradinati in vuoto di valori / solo ali nere di gracchianti corvi-empietà dei media / ormai spenti i punti luce in questa landa / desertificata dalla furia virale.” (Naufraga). Suggestiva è questa poesia dedicata alla grande figura di uomo e di musicista Ezio Bosso: “Esplode il bosso purezza d’arte-creato / bianco profumo intenso di maggio / vita che si rinnova. / Musica di speranza in noi / il verde fogliame alla brezza / in slanci di braccia al cielo. / Immacolata anima così espansa / dal pianoforte all’universa gente / in un colloquio aperto / un abbraccio di note / sgorgate dalle tue mani a cuore / in carezza-rugiada-ardore / Chopin esalava dentro / sempre delirio d’emozioni. / Così nel tempo eterno permani bellezza intima / che si fa armonia-canto di vita. / Fu breve volo il tuo con ali ardite al vento avverso / vibranti alla musica-purezza, interiore profumo / diffuso intorno d’amicizia bellezza intima visiva. / Un vortice di calore avvolge dal tuo artistico spazio / certezza salvifica del bello per l’universo umano.” (A Ezio Bosso). Significativo è questo simpatico dialogo tra nonna e nipotino, dove s’apprende l’alfabeto primevo della vita: “Tutto è possibile nella vita nonna, tutto è possibile! / Lo pensi lo senti come voce dentro / nel tuo filosofico giocare. / È possibile pure in questa estiva esuberante / congiunzione di sole-luce / o mio ibisco-giallo d’ardore, che il tuo pistillo d’oro / nativo dal rosso cuore, sia esile gnomone / della meridiana floreale stampata nell’azzurro / sentimento del tempo fermato nei petali / in immagine d'oscurità e solarità insieme. / Tutto è possibile Alex pure al seme nel suo procedere / nel nostro giardino svago-rinascita / nello stranito tempo virale. / È possibile pure che uno scricciolo-una piuma di cielo / in noi dilati sconfinati orizzonti di ali / voli altri-sogni oltre la barriera attuale. / Attimi attimi d’intima felicità. / O nostra creativa-mente! O amore per la vita! / Dono da vivere sempre questa vita ora ristretta / riattivando la gioia al volo inatteso ardito nel sole / a un’alba un tramonto di bagliori d’oro.” (Colloquio in giardino). Il vigore dello spirito trasfigura la realtà con i suoi accenti vibranti: “Non so questo trillo da dove nasca, questo canto già / allungato in coro dilatato / nell’aria in musicali note / so che al risveglio mi crea stupore mi turba / lietamente l’anima sospesa in questo limbo. / Oh melodia segreta dono al giorno così rinato. / Attimo di gioia dentro, canto iterato al vespero / sempre effuso dal mistero, mio input per ricaricarmi / dall’inerzia interiore dal delirio sociale. / Un canto d’insieme che si muta in un assolo del Creato / o divina natura a noi magistra / riverbero d’armonia sempre! / Oh emozioni emozioni vestali del cielo vostra dimora / là si libra la mia anima alata e tutto in me diviene / limpido volo d’umana speranza.” (Emozioni). La ginestra leopardiana rivive nella clematide, quale simbolo di resilienza e di solidarietà fraterna nelle avversità: “M’imbosco in te clematide / così turgida copiosa / nel rigore dei tuoi flessibili rami / piegati allentati verso il cielo / innocente con i tuoi occhi d’iride / spalancati allo stupore delle cose. / Lì nel mio silenzio mi sento clandestina / in questa foresta lillipuziana / alfine lontana dai livori della nostra civiltà / così scaduta ormai dal retaggio antico / allora che la patria era comune bene / come un credo come una fede / ora che questa nostra terra è senza patria. / E lui che mi segue i pensieri fra le foglie / mi invita a confidarmi nel simile sentire / in quel rifugio intimo di ardore acceso all’insieme / creativo in nuove tecnomagie culturali. / Noi tutti uniti da mazzi di clematide / stretti fra le nostre braccia / sostanza affettiva amicale! / O gentile clematide che fiorisci pure / il montano bosco sigillo sei vegetale / garante del tempo floreale / risorsa a noi etica estetica / riflessa nei tuoi occhi pervinca / riaperti al mattino / come all’infanzia del mondo.” (A te clematide). I versi di Maria Luisa Daniele Toffanin, improntati ad un intenso lirismo, sono un inno alla vita, anche nelle condizioni più ostili, quale valore assoluto e trascendente che si rinnova al miracolo di ogni nascita: “No, non può morire il mondo / se la luna col suo candore immacolato / come la prima notte della Terra / illumina ancora il tenebroso cosmo. / No, non può morire il mondo / se pronuba ispira riti d’amore / ad una donna nutrita / d’ardore-coraggio / per una nuova creatura. / No, non può morire il mondo / se anche una sola madre / arde di fede immensa nella vita / che in lei fiorita avanza. / No, non può morire il mondo / nello stupore di questa primavera / di essenze colori promesse / tutt’intorno rinascita rinnovo. / No, non può morire / se nei silenzi virali delle stelle / brilla sempre il respiro di Dio / a ogni alito di vita novella / annuncio di Resurrezione.” (Per una nascita). |
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