| |
La
silloge è un sapiente mélange di immagini e versi, in cui le foto e le
poesie, in un affascinante connubio, amalgamano emozioni e sensazioni e
diventano le une cifra delle altre. Infatti, le fotografie sono illustrate dalle
parole e si compenetrano vicendevolmente. Attraverso le impressioni visive si
coglie il brivido della luce: “Quello che non vedo | Lo vede la mia mente,
| (…)
Un raggio di parole | È quello che rimane, | Fra me e la chiarità | Tra il visto
e notte piena.” (Il realismo della luce). Gli scatti diventano metafore
esistenziali, che catturano quell’indizio che suggerisce l’altrove, come ne
Il ponte: “È lì | tra due Rive: | l’attesa e la speranza, | il vuoto e il
pieno, | l’amore e l’abbandono, | l’alba e il tramonto. | Ma non ancora è il
tempo | di abbandonare la presa | e percorriamo il Ponte | con animo di luce, |
aggrappati alle parole | per non cadere | nell’incertezza del giorno.” Ora è il
guizzo di luce dell’aurora, nel rogo dell’eterno splendore che incendia
l’orizzonte, attraverso l’acceso cromatismo e il vivido fuoco che accende la
foto: “La prima luce | è rosso accesa | così com’è | dall’alto scesa,
| per far
vedere | come Infinito | per poco tempo | al mondo venga. | La prima luce |
sfocando il giorno | è un tocco breve | al limitare | del nostro tempo | così
veloce | da non vedere | nell’acqua il volto | d’ogni virtù.” (La prima luce).
L’impeto del mare in tempesta, nel suo furore spumeggiante, inonda di ebbrezza
selvaggia l’impressione visiva e riecheggia nell’intenso lirismo dei versi:
“L’orizzonte curvo | come l’albero piegato | dall’impeto del mare,
| dove
azzurro tocca | lo spazio libero dell’aria | e la memoria apprende | dalle
profondità il senso | dell’incanto e del primordiale | suono del vento.” (L’orizzonte
curvo). Oppure è questa visione sospesa tra cielo e mare, là dove si
annullano i confini e la riva, come un grembo accogliente, specchia la chiarità
cilestre: “Il mare si mostra così com’è nato, | Si spoglia dell’acqua per darci
la forma | Del fondo più vero di sabbia che all’onda | Somiglia nel verso che
alterna il riflesso. | E all'orma che passa nell’acqua che resta | Trattiene
l’impronta appena un istante. | (…) Ritorna Marea ed arriva alla riva,
| La
musica torna dell’onda che sale | E fermo nel mezzo tra il sole che abbaglia
|
Ascolto il suo canto finché l’ombra sale.” (Marea).
Notevole
è la suggestione dei paesaggi. Ora è la purezza cristallina dello scenario
invernale, avvolto dal manto vellutato e candido della neve, speculare della
“stagione | Dei silenzi, | Con l’uomo quasi fermo | Davanti alla finestra”:
“L’inverno ha aperto le porte | Ed entra con i suoi giorni bianchi.
| Copre così
ogni colore | E tutto sembra diverso | Da com’era all’origine. | Il freddo
cambia attorno | L’albero in un fantasma, | Con larghe mani | Tese verso il
cielo. (…) E la nebbia che svela, | L’invisibile anello | Delle cose appena
accadute.” (L’inverno). Ora è il fascino intramontabile del languore
autunnale, nel suo gioco iridescente di luci e colori: “E il bosco si fa chiaro,
| la luce entra | dove non credeva mai | di poter arrivare | fra le fronde e
l’intreccio | di rami e di fogliame. | (…) Molte cose il bosco ha da dire
| a
chi sa ascoltare | il chiaro-scuro | del suo parlare.” (Il bosco chiaro).
Mentre la pioggia ha il brivido sottile di una rugiada che scende sull’anima a
irrorarne le pieghe aride e a fecondare un germoglio di speranza: “La pioggia è
nel rivo | degli occhi corallo, | è prisma di luci-colori | frammento di cielo |
sospeso rumore, | nero-bianco bianco- | nero, sentiero di | Liquido Suono.” (Pioggia).
O ancora è questa visione sublime di Montagne, di fronte a quelle altezze
per cui si tenta la vertigine dell’Assoluto: “È lì | tutta la creazione
|
l’albero e la roccia | venuta dal mare, | la valle dove scorre il fiume, | il
cielo che arriva sopra le cime | e la foschia leggera | come il sasso sospeso |
sopra le cose. | (…) È lì | tutta la creazione, | e il respiro di Dio | si sente
| quando si arriva alti | e lo sguardo si perde | e diventiamo nuvola | e siamo
rami d’albero | che nascono da terra.”
Anche i
volti umani diventano rivelazione delle profondità metafisiche dell’esistenza.
Delicata è questa rêverie di ragazza pensosa, assorta nel vagheggiamento
nostalgico del suo amore: “Sarà per vederti ancora o donna che porti | Fra le
tue vesti lieve il canto dell’aria, | Mentre pensosa nascondi il volto tuo
| Di
chissà quale pensiero o tormento. | (…) L’istante breve ma che il destino dà
|
Come si coglie dal raggio del mattino | Quell’incantata luce che nel desio si
sfa. | Sarà così per rivederti ancora | Che posi lieve fra le mani il viso | E
che l’impronta tra le labbra vaghe | Del mio amore porti ancora il fiore.” (Sarà
per vederti ancora).
Significativa è l’interpretazione del volto di un bambino dipinto di blu, del
colore di ciò che non ha, del mare che vorrebbe avere, della felicità e della
libertà che rincorre disperatamente: “Là nel tuo cielo il blu | È il colore che
assomiglia di più | A ciò che non hai: | Alle azzurre giornate sul mare |
Tenendo per mano tuo padre. | Alle azzurre notti stellate | Nel tuo morbido
letto di seta. | (…) E dai tuoi occhi traspare | Un velo di triste libertà.” (Blu).
Incisivo è questo ritratto di Musicista di strada, che vibra la sua
melodia di selvaggia libertà e di sovrana armonia che tenta di spezzare
l’indifferenza e il grigiore della città: “Ho percorso il mondo | Ed ora mi
fermo | Sul bordo di una strada, | E le mie note scuotono | Il rumore della
città: | Senza pietà scorre. | (…) E l’aria è il mio respiro | E a chi si ferma
darò | Non solo una parte | Ma tutto il mio arco | Tenderà le corde. | E non
sarò io | Ma tutti quelli che credono | Che una Sarabanda | Lungo una strada sia
| Il Respiro del Mondo.” Di notevole impressione visiva è lo scatto che
suggerisce Il sogno, immagine evanescente adombrata da un velo
trasparente che si fonde con la luce, come una libellula o un angelo dalle ali
bianche: “Spazio dentro al velo | Mosso su nell’aria, | Luce-controluce | Attimo
d’incanto. | Ciò che poi rimane, | Il dolce che traspare, | Visione è d’altro
luogo | Chissà in quale rete | Nel mare della mente. | Volendo poi toccare | La
mano che risale | Le scale grigio chiare | O sciogliere le labbra | Nel sogno
che ci guarda.” È improntata ad un vivace dinamismo questa fotografia che
cattura “un attimo di felicità” rappreso nell’immagine di una fanciulla che
corre lungo il Mare di notte: “Muove intorno, | come girotondo, | Il
mondo che guarda. | E veloce | il tuo passo affonda, | mentre il “Mare di Notte”
| è un fratello | che conosce | tutti i tuoi pensieri.”
Vi sono
personaggi emblematici, come Il Pescatore, volto “a cercare altrove”,
vegliando per estrarre la verità (“Era lì da molto ad aspettare l’alba
| E la
notte ha passato coperto | Soltanto dei suoi molti pensieri”), finché “la sua
mente sorpresa dal sogno | Gli ha svelato il segreto del mare.” Rivive il mito
di Pinocchio, quale simbolo di chi insegue “un mondo di sogno”, proprio
“del bimbo che crede | che i sogni sian veri.” O ancora s’impone la figura de
Il Mimo, l’istrione che camuffa la realtà: “Mentre provo a mostrarvi come
|
Sia la realtà così simile alla fantasia, | Ed apro la porta invisibile | Della
mia casa di vetro | Dove tengo i sogni, | Appesi come vestiti vecchi | Tra
cappelli a cilindro e papillon.”
La luce è la protagonista assoluta di questo originale collage che
racconta la vita nelle sue variegate sfumature, nel suo chiaroscuro di gioie e
dolori, nella duplice immediatezza di immagini e parole che intensifica la
rarefazione poetica. Essa è il principio aurorale di ogni impressione visiva ed
emotiva, della vita stessa: “eco di luce | frammento vagante. | (…) D’aurora
|
dita rosate, | Odissea | spazio. | (…) Tutto è | luce, | anche il cieco vede
|
Oltre la porta. | Apre con dita sospese, | scrigno di sensi | diretto | Oltre.”
(Il senso della luce). La luce ricama di sovrana armonia il buio del caos
primordiale, ne plasma le forme, ne dipinge i colori, folgora il vuoto abisso
con una sola scintilla di eterno splendore, come il sorriso aurorale di
primigenia creazione: “È nell’ombra | Che la luce si mostra | Come un vago
sorriso | Nel vuoto di uno sguardo, | Indefinibile spazio. | (…) Il realismo
della luce | Quando libera la forma | E si tende il chiaro-scuro | Nel reticolo
dell’onda.” (Il realismo della luce, verso il domani).
| |
|
Recensione |
|