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Il Turbinio della Vita e Le ragioni del VivereQuesto pregiato opuscolo raccoglie i testi di due poeti di notevole sensibilità e dall’arte raffinata: Rudy De Cadaval e Pasquale Montalto, impreziositi dalle suggestive illustrazioni di Alice Pinto e dalle icastiche fotografie di Serena Pansini, nonché dalle incisive prefazioni di Yves Bonnefoy e Luciano Nanni. Con intenso pathos Rudy De Cadaval esprime il profondo disagio interiore dinanzi ad un mondo corrotto e insidioso, che opprime i più deboli, dissangua gli innocenti, una sorta di fossa di serpenti che avvelena, morde e uccide: “Epoca pericolosa, epoca dalla triste morte / e il cielo non esiste più. / Voglio che tu m’intenda J. P. Che tu m’intenda / adesso, qui, in questa malvagia atmosfera / dove le cose girano al rovescio sopra sotto / di dentro in fondo / dove ciascuno muore come può / rubando l’uno all’altro la febbre / portando l’uno all’altro la voce, / perché non ho tempo, il pericolo ingrandisce / tra i denti cariati della cattiveria / il mio viso si gonfia si squarcia marcisce / e la morte uccisa saltella dentro / la stanza d’albergo rovesciando i muri / s’arrampica sui mobili la morte insozza / il tappeto e le lenzuola e si prepara / a gettarmi addosso la sua ombra untuosa.” (Voglio che tu m’intenda Jean Pierre); “ho visto me, uomo, sbilanciato da questo / precipizio che si dice / uomo - / finito -” (La morte indagata). Sotto il dominio imperante delle tenebre si cerca avidamente, come un condannato a morte, un barlume di luce che accenda ancora la speranza: “Ora che il bagliore del fuoco mi ha rinnegato / ora che le favole mi hanno dimenticato / e le stelle mi hanno voltato il volto - / ladro è il mio sguardo che cerca / sollievo sotto la lampada del letto d’ospedale, / calore sotto l’affetto estraneo. / Mi spengono di già le finestre illuminate. / Bisogna che i miei occhi si abituino al buio.” (Ladro è il mio sguardo).
La rệverie amorosa si tinge di sfumature delicate, di nuances che ricamano di soave tenerezza i ricordi: “Scorrono versi sul quaderno della vita / scivolano mentre voliamo / fermandoci felici su una nuvola / solitaria come lo ero io prima di te. / Cadono i ricordi tristi / silenziosi / come se nessuno li avesse rimossi / eppure nelle nostre menti / non ci sono più. / Mi hai sempre capito / mi hai seguito / mi hai accolto / fra una parola ed un verso. / Non c’è nebbia / ci ritroviamo /dovunque noi siamo / e possiamo sentire / ogni nostro movimento / agire verso l’altro / come una foglia / che nasce e cresce su un ramo / E poi quel verso che spunta / fra le tue mani / lo accogli con amore / si muove appena di emozioni / si tinge appena di rosa” (Scorrono versi sul quaderno della vita); “Ho pensato tre anni fa / che esistevo / anche per te: / limite di una prigione / dove nessuno evade. / Il tuo pensiero / fisso qui nella testa / e in ogni cosa che faccio: / (…) solo per te / che un errore ti è costato tanto / che tremi nel guardarmi / che vivi con un po’ di rimpianto / e vorrei fare quello che non so, / dare quello che non ho, / non voglio più perdere nel vento / ciò che ora posso affidare a te. / Voglio stracciare quest’ansia / che mi assale / e finalmente vivere / quello che ho sempre pensato.” (Solo per te). In chiave poetica si decifra questa beatitudine evangelica: “Beato colui che può attraversare gli uragani / e conservare in sé viva la purezza di fanciullo / e, uscito pesto e confuso dalle tempeste del tempo, / trovare immacolati gli slanci della sua età. / Beato soprattutto, se può ritornare alla terra / ascoltare la lezione delle foglie e del vento / e del gelo dell’inverno o del miele della primavera / nutrire il suo cuore di pace, la sua anima di luce. / Ma più felice ancora se egli per guidarci / nel quotidiano sforzo, la vita riconquista / un amore così profondo che gli diventa chiesa, / pane di vita, di gioia, e ragione d’esistere.” (Beato colui…). Le ragioni del vivere di Pasquale Montalto interpretano una denuncia coraggiosa e sincera della realtà e dell’ingiustizia sociale: “Note malinconiche e passi pesanti / mi accompagnano da tempo / e mi spingono, verso sfide spinose, / combattute in mezzo alla strada, / dove sono merce in disagio / e devo urlare per farmi rispettare. / Senza famiglia, senza padre, senza amici, / nessuno scorge il dolore chiuso nel cuore, / colpevoli voi siete d’avermi abbandonato / e la sola arte che rimane d’apprendere è quella del furto.” (Iofiglio colcuorechiusoeferito). Il riscatto è nell’intimo colloquio, nella fecondità dell’amore e nella creatività dell’arte: “Padre, ascoltami ti prego, / da chi altro potrei andare, / in questo momento di smarrimento, / tumultuoso l’animo sbuffa sentimenti, / a te confido le mie amarezze, / a te confesso la gioia d’aver ripreso a suonare, / sullo stesso rigo abbandonato da tempo / compongo oggi musica in assonanza alla tua ,/ e la tua riscoperta presenza / mi farà continuare a baciare l’amore.” (iocuoreliberod’amare). Nella confidenza all’amico poeta si esprimono tutto lo sdegno e la sofferenza dinanzi all’ipocrisia e alla menzogna che contaminano l’inerme innocenza: “Il nostro è un mondo alla deriva, / squinternato, sbrindellato, accidioso, / soprattutto codardo e insensibile, falso: / per terra si sfilacciano chicchi di rosario, / offerta d’anomia per le future generazioni, / sul viso, standard, compare il segno della guerra. / Il dolore ormai rigurgita sé stesso, / come dura roccia colpita / dall’acqua della cascata: / cosa oggi conta veramente, / intorno trovo il gelido mormorio del cuore, / visi tirati, avidi di un tocco amico. / Scorrono dinanzi a noi assortite maschere, / inquietanti, minacciose, invidiose, gelose, / indirizzate a distruggere ogni accenno di comparsa / di un timido e titubante sorriso d’innocenza, / bambino che agita con vigore e coraggio / il plastico di un disegno, / palpitante e duraturo, / che alle ferite del tempo non s’arrende / e che alla pigra brevità degli occhi, / offre l’immensa luce dell’amicizia, / a letizia dell’animo dolente. / Noi a lungo schiavi e testimoni, / subito avvertiamo lo squillo chiaro di una voce, / che trova sincera sintonia / nel potere creativo del nostro sorriso benedetto, / oltre il fertile suolo bruciato dal maligno. / Spontanea e disarmante si fa strada / la parola linda dell’amicizia, / coltivando il giardino dell’identità del cuore, / dove durature germogliano le promesse, / fuoriuscite illese da un vortice senza vita.” (Cuore amico). La natura è metafora d’innocenza e richiamo all’autenticità dell’essere: “Piccolo, fragile, pettirosso, / non beccare il seme maledetto, / non saltellare sul terreno accidentato; / evita nel tuo cammino, / di ramo in ramo, / quello rinsecchito, / trappola mortale / per chi s’attiene al vero; / attento a non cadere, /nel vuoto dell’inganno, / non c’è cuore / nelle mani che t’accarezzano; / il tuo petto è tinto / dal rosso delle acque / e tanti innocenti / già gemono sulla riva; / Pettirosso delle mie speranze, / che compari solitario / e per un anno m’accompagni, / e poi scompari / quando perdo la fiducia; / Pettirosso delle mie speranze, / non andartene, / lascia ogni promessa infida e malsana, / torna ogni inverno / a rispondere al canto della tua compagna. / (Pettirosso). Il mondo naturale, nel suo linguaggio elementare e spontaneo, c’insegna l’arte dell’esistere: “Arriverà. Arriverà, / la luna nuova, / una farfalla messaggera / carica di luce, presenzierà. / Non possiamo sfuggire / le congiunture cosmiche: / se solo abbandonassimo / le nostre certezze / e ci mettessimo con umiltà / al servizio della vita. / È certo / tra qualche notte / ci sarà la luna nuova / e la farfalla messaggera / si poserà con desiderio / sull’albero fiorito / e in ogni poro / con amore nascerà il futuro. / Coltiviamo la magia della terra, / innaffiamola con l’acqua dell’abbondanza, / il sole ci ripagherà col suo calore; / senza graffi, nella notte buia, / s’intravede già la luna nuova, / e la farfalla pia ne indica la via. / Continuiamo con fede a seguirla, / la farfalla messaggera, / ci farà conoscere, / il senso del cammino.” (La luna e la farfalla). La vita è canto ardente di fervida speranza e di calore umano: “Abbracciami – con ali di tenerezza / Scioglimi –col tepore del cuore / Stringimi – con legami d’affetto / Amami – con l’energia dell’eros / Nel bel tempo – accarezzami / Nel tempo burrascoso – sorreggimi / Incontriamoci / Fondiamoci / Scambiamoci tutti i nostri colori / Io e Te, con te – viviamo / Insieme costruiamo –creiamo vita / Il cammino / Che ad ognuno appartiene.” (Vita). L’amore è il respiro stesso della vita, spesso soffocato da meschine ambizioni, incomprensioni, viltà morale: “Animalisti, ambientalisti, umanisti / Filosofi, politici, artisti / Ognuno gioca contro l’altro / Tutti vogliono vincere da soli / Più nessuno s’innamora / Nessun amore per te, per me / Più io non amo il mondo / Società colpevole, colpa rifiutata / Identità anonime muoiono incolpevoli / Donne sfigurate, negate, bambini uccisi / Colpevoli noi, maledizioni sulla vita / Amicizia (poi) piove dentro ogni cuore / Magia / Una luce toglie la bruttezza che cresce dentro / Non perdiamolo il tempo unito dell’amore / Due occhi di bimbi s’incontrano d’incontro / Speranza / Trattiamolo bene il mondo, la terra / Tutti uniti difendiamone la bellezza / A più riprese depredata / E sempre più dimenticata / Non perdiamolo il senso dell’amore.” (Non perdiamolo il tempo dell’amore). È ciò che più fa spiccare il volo all’anima, in un caloroso abbraccio: “Su di un sentiero d’inchiostro, / poche righe, parole essenziali / Io, Tu, Noi, la nostra Amicizia / Sogno un contatto felice / Le carezze mai avute, - Padre! / L’abbraccio di mia madre / Su di un cammino d’inchiostro / Incontro realtà lucenti / E linguaggi speculari – Lui – Lei / Sensibile emozione / Profondità di pelle / Orizzonti successivi / Inesplorati e ricercati / Fonti paralleli di dolore / In direzione della gioia / Nel cielo in alto un falco / Immobile nel suo movimento circolare / Traccia segnali inediti / Che parlano d’incontro / Di padre in figlio, cadono, / cordate d’incomprensione / Popoli ed etnie varie, in rete, / s’intrecciano tra i pori della pelle.” (Il cammino della parola). Il vento è ebbrezza selvaggia dell’essere, corsaro indomito dell’anima: “A te, io vento, porto / la carezza del tempo, / a te che sei lontana, / da un’altra parte, / e illumini la mente, / col tuo splendore; / io vento, nel cuore ti cullo, / e ad ogni pensiero risponde / un tepore, che di vicinanza sussulta, / e più veloce del vento, / un’emozione mi colpisce, / là dove a tutto l’ingresso è negato: / ricerca e senso, / significato ultimo, / di ciò che accade, / rigurgiti e paure; / in silenzio, oggi, il vento / si è pacato, / su di una natura / che si rinnova nell’anima.” (Il vento dell’anima). Allegoria della donna disillusa, tradita e ingannata che rifiorisce alla vita è nella figura archetipica di Calipso: “Calipso più non gradisce il sole, / troppe falsità minano l’equilibrio / e dopo aver dato tutto / nel vuoto s’affossa il suono; / spira triste la brezza, / s’accascia ogni volontà di lotta / e il mattino col nuovo vagito, / senza valore è per il giorno che arriva. / Un odore intenso – nettare di dea / Calipso sensuale grida, / turgido (ri-) torna il seno, / ai piedi del sentiero; / un sogno a lungo trascurato / bacia il cuore di Calipso / e segna il passaggio ostile / di un confine segnalato. / Bella nell’animo – Donna rinata, / dea spogliata, con gioia, Calipso… / Calipso guarda la linea verde, / che sull’orizzonte rinnova la Vita.” Questa raccolta in versi è improntata all’autenticità dell’essere, dalla quale, pur sofferta e travagliata, sgorga un canto appassionato e vibrante di lirismo, attraverso folgoranti meditazioni che gettano luce sulle verità più arcane e viscerali. |
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