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Le code del drago
Questo testo è una suggestiva fiaba affidata al racconto del saggio cinese
Tuaiciano agli operai affaticati, per ristorarli dai loro affanni, in mezzo alle
loro proteste ed invettive. Essa gioca attorno ai quattro elementi del cosmo:
acqua, aria, terra, fuoco.
Ha dunque un’ambizione eziologica, di spiegare la
formazione dei ghiacciai, dei laghi, del magma incandescente, delle nuvole. Ha
anche una valenza simbolica, perché la trama ruota attorno a due figure
accomunate dalla sorte infelice di essere stati ricacciati dall’invidia delle
madri, come generati a metà e quindi condannati ad errare e a cercare il loro
compimento.
Così, il drago Lalièn Olamòr, è stato scagliato sulla terra dalla
madre timorosa di perdere il suo posto accanto al marito: precipita nell’oceano
e, con la sua pelle che imprigiona il fuoco, il suo fiato esce in ghiaccio,
uccidendo chiunque gli stia vicino - per questo venne la glaciazione -; ha tante
code da innalzarlo su una montagna. Pure il bimbo Lontanodame è stato
rigettato dalla sua stessa madre, una strega che partorisce a causa del sole,
per aver fatto tardi durante un sabba. Non sopporta la vergogna di generare, lei
che odia la vita, e si libera del frutto del suo ventre gridando disperata:
Lontanodame, ciò che il bimbo crede essere il suo nome. Costui vive alla
ricerca della propria identità, confortato soltanto dalla natura, finché
comincia a sentire delle voci amiche che gli indicano il cammino. Capisce che
deve allontanarsi dalla casa in cui resta rintanata tutto il giorno la strega,
prendendo il suo mantello e le sue lacrime taglienti.
Comincia, così, la sua
avventura in giro per il mondo, tra fiumi, laghi, dirupi rocciosi, con animali
che gli faranno da guida, come la volpe, sperimentando perfino la solitudine
della palude e degli abissi, ma cavandosela sempre, protetto dalla stessa
natura. Quando mette in dubbio se abbia fatto bene ad ascoltare le voci, ecco
che gli si svela il senso del suo tragitto: incontra il drago cui taglia le
code, restituendolo, così, alla sua felicità primordiale; ora è finalmente
liberato ed è come farfalla.
Per questo in Cina si celebra il drago quale
principio felice del cosmo: è un archetipo di esuberanza vitale. Il bambino, ora
che ha trovato un suo simile vessato come lui da una specie di maledizione,
riscattando costui, anch’egli è felice, libero di amare. e continua a girare nel
sole. I ghiacciai cominciano a sciogliersi per questo calore e il deserto
avanza, ma ci sono sempre gli alberi con le loro lunghe radici a costituire la
salvezza.
Marco Buzzi Maresca ci offre una favola accattivante, per il talento
affabulatorio, gli elementi immaginifici e fantasiosi che sono un po’ gli
ingredienti di base per tale genere, attraverso uno stile narrativo incisivo e
dalla notevole efficacia icastica.
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Recensione |
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