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Per un brillìo di stella

Quest’opera in versi, corredata dai disegni del padre dell’autore, Luigino Sato, celebra tutta la poesia unica del Natale. È l’occasione in cui avvengono i miracoli e l’umanità si riafferma più calda e autentica: “Sai che gli spiriti vengono alla sera / e le unioni dell’anima sono più che luci, / così io ti aspetto quando il giorno finisce / lungo le vie colme di assenze / perché il nostro Natale sia un abbraccio, / un lungo abbraccio colmo di noi.” L’atmosfera è sommessa, incantata, avvolta dal pudore di Dio, come nell’Annunciazione: “Nulla trattenne il suo moto, / lo sentivo dal suono / fra le ali / ancora in movimento / come quel flauto che mio padre suonò / un lontano mattino nel deserto. / Poi si fermò / ed alzatosi innanzi a me la sua forma / mostrò / d’angelo. / Ti saluto / o piena di Grazia / - mi disse - / il Signore è con te. / (…) Tu concepirai un Figlio / e sarà chiamato / figlio dell’Altissimo. / Ma non conosco uomo / -dissi all’angelo che d’un tratto / alle sue ali dette un moto- / Calerà su di te / l’Ombra dello Spirito / dalla cui luce una parte / delle mie ali è tratta.”

In mezzo al quotidiano nonsense si auspica che brilli la luce sfolgorante del Natale a fugare ogni tenebra: “Non dirmi che Natale / è questa nebbia che ci assale, / questo svolgere del nulla / che ogni giorno ci sconsola. / Non dirmi che siamo solo / un intreccio delle ore / ed altro non saremo / che pula al vento / alla fine dell’estate. / (…) Dimmelo ti prego / che nascerà Gesù / e tutto il nostro andare / avrà il senso dell’Amore.” (Non dirmi che Natale).

È un tono fiabesco che parla il linguaggio semplice e ingenuo dei bambini: “È già Natale / e il cielo avvolge / d’un manto bianco / tutte le cose. / E una stella / piccola e bella / è scesa giù / per raccontar la storia / di Gesù. / Che in una grotta / al freddo è nato, / il Re del cielo, / poverello / al sol calore / d’un bue e d’un asinello. (…) È già Natale / e una Luce scende / a portare la Pace / sulla terra che nasce.” (È già Natale).

Ci si augura che il Natale non giunga invano, che non si ricominci con la stessa fitta coltre di nebbia di affanni e perplessità: “Ma domani dopo il sonno / nasceremo ancora / o continueremo a crescere / sempre gli stessi / con la stessa assenza fra le labbra? / E che ne sappiamo noi della nascita, / noi che temiamo le salite / e ci addormentiamo prima dell’arrivo?” (Ma domani dopo il sonno). È troppo breve la magia del Natale: “Troppo presto viene Natale / e troppo presto se ne va: / non fa a tempo il pastore del presepio / a portare il suo gregge al Bambinello. / Non fa a tempo l’angelo a volare / per tutte le terre e ad annunciare il Dio, (…) Troppo presto passa il Natale / e già domani arriva oggi / e già oggi è già ieri / (…) Dal cuore scuro se ne va nel giorno: / troppo presto arriva la sua Stella / ed una Notte non basta per capire: / dovrebbe essere Natale anche domani / e il giorno dopo e tutti gli altri giorni. / Non fa a tempo la Luce a penetrare / fra le tristezze che l’uomo porta in cuore. / Troppo presto l’attesa muore, / dovrebbe avere un po’ più di cuore / nel procedere l’Uomo per arrivare / prima che scompaia / la Luce del Natale.” (La luce del Natale).

Il divino silenzio, in cui si compie il mistero, assorto nello stupore di tutto il creato, è unico: “E intorno un gran Silenzio / di quelli che mai sento: / Silenzio di Natale / quando da bambino / sentivo poesia. / Silenzio di Natale, / di tutto l’universo / che suona a tutti festa / per la nascita di Dio.” (Silenzio di Natale).

L’annuncio di salvezza e d’amore in questi tempi moderni frenetici rischia di rimanere inascoltato: “E se improvviso un Angelo a Natale / venisse in Terra per annunciare pace / forse nessuno di noi lo ascolterebbe / e passerebbe inosservato fra la folla. / Forse d’un vecchio avrebbe le sembianze / o d’una donna che già per sua natura / come d’un angelo è della sua casa. / O forse aprendo le ali mostrerebbe / la numinosa potenza del Signore. / (…) E allora intorno volgiamo il nostro sguardo / se infine l’Angelo scendendo giù a Natale / con le sue mani toccandoci le mani / faccia girare il mondo in altro modo / e dentro noi risvegli quella Luce / che più del sole brilla se c’è Amore.”

L’attesa si fa fervida: “Un tocco / alla mezzanotte manca / e noi lungo la strada / guidati dalla Stella / verso la Grotta Santa / per mano dirigiamo. / (…) Un tocco, / sembra infinito, / il tempo in tutto il mondo / si ferma in quel momento: / è nato il Bimbo amato / dal Dio dell’Universo: / amiamolo anche noi, / amiamoci l’un l’altro, / amiamoci d’amore / uniamo il nostro Cuore.” (Un tocco alla mezzanotte manca).

Le schiere angeliche recano il lieto annunzio nella notte santa: “Su nell’alto nella volta del cielo / dove curva il divino sentiero, / s’alza un canto ed un volo discende / d’ali e d’angeli azzurri e dorati. / Nella grotta al freddo ed al gelo / son dirette le schiere del cielo, / in un canto che muove le stelle / e fin dentro nel cuore commuove.” (Angeli di Natale).

La stella cometa ha tutto il fascino del prodigio: “Ha mille fili la stella cometa, / corre nel cielo attraverso i pianeti / e il suo percorso è già prima di noi, / prima che il cielo apparisse nel blu. / Sulla Capanna del Buon Gesù / lì per mostrare ai pastori indicare / dove è la strada per arrivare / al Re del Cielo e di tutta la Terra. / Ha mille fili la Stella Cometa / corre e scintilla anche qui nel Presepio, / sale nel cielo e poi scende in picchiata, / sfiora la sera ed il nostro cammino. / (…) Ha mille fili la Stella Cometa / e a ciascuno è legato un pensiero: / ad ogni uomo di questa Terra / porta nel cuore la Buona Novella.” (La stella cometa).

Giovanni Sato in questi testi canta lo splendore del Natale, ponendo l’accento sulla sacrale bellezza, ciò che per la distrazione degli uomini può risultare un’occasione mancata di rinascita e di grazia: “Se ne va / il Natale furtivo: / sopra le luci / era venuto / felice, / aveva tutto: / un cuore grande, / mani per i poveri, / sogni per i ricchi / e fuoco / per il freddo dei corpi senz’anima. / Aveva anche una Stella / con una lunga coda / perché tutti / potessero vederla / ed un Angelo / con ali dorate. / Se ne va il Natale furtivo, / nessuno l’ha visto, / nessuno ha toccato / le sue corde, / nessuno ha voluto / i suoi doni fatti d’amore. / Ha sfiorato i tetti, / ed è salito su in alto / da dove era venuto.” (Se ne va il Natale furtivo).

Recensione
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