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Tempo delle
spine | cristiani tra disagio e speranza di Emanuele
Giudice è un’opera saggistica che affronta temi di scottante attualità e oggetto
di accesi dibattiti sul piano politico ed etico. Innanzitutto, nelle riflessioni
introduttive si definisce il ruolo del laico cristiano, identificato in una
persona cosciente e responsabile, che vuole riappropriarsi dei valori religiosi
e viverli con consapevolezza e coerenza. Non si vuole sentirsi esclusi dagli
insegnamenti di quel Dio che incarnò il più perfetto modello di uomo, quasi essi
fossero appannaggio del clero, quando invece sono rivolti a tutte le creature.
Si vuole ribadire il diritto alla propria identità cristiana, ma non
nell’assolutismo dogmatico, bensì in un confronto edificante che lasci ampi
margini al dialogo. Si procede così ad un’analisi puntuale, fondata sull’onestà
intellettuale, dei problemi che sono di dominio pubblico e che hanno scatenato
frequentemente reazioni violente sia da parte dei laici che dei religiosi.
Giudice tenta di coniugare le proprie convinzioni di credente con il suo
status di laico, mediando i doveri dell’uno con le esigenze dell’altro.
Allora, si sviscerano tutti gli elementi di un’argomentazione intorno ai patti
civili di convivenza, i cosiddetti “pacs” che hanno provocato la bagarre
politica e mobilitato la Chiesa nella lotta per la difesa della famiglia, quando
secondo l’autore questa non era minimamente in discussione. Poi, altro tema
caldo è il caso Welby, sull’eutanasia, anche questa altra occasione di forte
scontro tra cristiani e non: Emanuele Giudice suggerisce di definire con maggior
chiarezza l’accanimento terapeutico, in cui sarebbe legittima la sospensione
delle funzioni vitali dell’infermo. Si pone l’accento pure sul referendum sulla
procreazione assistita, sempre cercando di valutare con cautela i casi singoli
senza generalizzare in modo spesso arbitrario. La pena di morte è un altro
affaire rilevante, in cui si risale dal biblico “nessuno tocchi Caino”,
all’evangelico “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, fino ad arrivare
all’attuale moratoria sulle esecuzioni capitali votata dall’Assemblea Generale
dell’Onu, in cui si possono riscontrare notevoli passi avanti, anche se in molti
Paesi la sensibilità su questo aspetto non è molto matura.
Inoltre, si
disquisisce su diritto naturale e diritto positivo, una questione antica, su cui
si è cimentata tanta letteratura, che vede scontrarsi le ragioni dello ius
legis e quelle dello ius naturalis, con aberrazioni dall’una e
dall’altra parte (si pensi ad Antigone, nel primo caso, uccisa per aver
contravvenuto ad un’ingiunzione del re, avendo preferito ossequiare il proprio
umano desiderio di dare sepoltura al fratello e, nel secondo, a certe devianze
del nazismo che giustificava come naturale la selezione della razza). La verità,
ancora una volta, come insegna Socrate, è nel mezzo, nella giusta moderazione
affidata alla conciliazione degli aspetti positivi delle due differenti
posizioni.
Si argomenta
infine sull’identità della Chiesa, di cui ci si sente parte viva, sulle sue
aperture del Concilio e il rischio ultimamente di un ripiegamento revisionista.
Si auspica una Chiesa maternamente china sulle necessità dei suoi figli,
disposta al dialogo e al confronto, non inaccessibile e irrigidita
sull’apriorismo della propria dottrina.
Emanuele Giudice in questi saggi dimostra un’ammirevole lucidità di pensiero e
profondità delle meditazioni, nel coraggio e nella lealtà delle proprie
convinzioni, senza cedere ad atteggiamenti estremisti, ma sempre rivolto
all’ascolto delle diverse parti in causa e ad una intelligente comprensione
della realtà.
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Recensione |
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