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Calembours e nonsense: oasi di meditazione
Da una lettera di Eugenio
Miccini. Intanto le voglio dire che La luna nel pozzo è una
raccolta, come si dice, di poesia visuale o concreta, oppure di "nuova
scrittura". Termini cui molti operatori si richiamano, proprio "visivi" che
attuano congerie verbo-visive e che pescano nella spazzatura comunicativa dei
massmedia... Ora, il suo gioco, dalla gnomica leggera e sospesa, talvolta
perfino ovvia, va di poco oltre quello dei concreti. Forse, sarebbe migliore
esegeta di me Ugo Carrega o Lora Totino.
La sua "pulizia", la sua gustosa impalcatura formale portano
un senso per lo più differito, da opera "aperta" che chiede al lettore (al
guardone) di perfezionare – proprio nel senso di perficere, di portare a
compimento) – il messaggio, cioè di compiere un atto ermeneutico, in cui i
segni e la partitura interagiscano e ne risulti quindi una maggiore complessità
significativa.
Un elegante libro-cartella
di poesia visiva questo La luna nel pozzo di Michele Martinetti, edito con la
consueta cura e forbitezza da Portofranco. L'autore, nato a Valenzano (Bari) nel 1940, si autodefinisce
un lucano di adozione, infatti vive e opera a Matera, dove insegna Discipline
Geometrico-Architettoniche al Liceo Artistico Statale ed è Coordinatore del
Dipartimento di espressioni artistiche presso l'Università della Terza Età. La
sua ampia esperienza nel campo delle Belle Arti e della Scenografia, trasfusa
nei suoi dipinti e nelle poesie visive, gli hanno procurato lusinghieri
apprezzamenti e riconoscimenti.
Il presente volume contiene oltre una quarantina di cartelle
o schede, ciascuna con un elaborato, o meglio, una composizione visiva che
affida il proprio costituirsi e manifestarsi tanto al disegno tanto alla parola
tanto ai segni grafici, spesso in varia combinazione tra loro, per offrirsi alla
fruizione visuale piuttosto come un quadro che pagina scritta; inoltre con ciò
stesso ciascuna di esse rimarcando la propria autonomia identità e libertà
rispetto alle altre, e ostentando altresì come un senso di ormai reciso cordone
ombelicale nei confronti del volume-custodia-placenta...
Ciò che caratterizza la poesia visiva di Martinelli è un
dominante tono serio e sentenzioso, la cifra intellettualistica, che rendono i
pur presenti – ma non frequenti –, calembours e nonsense momenti di
alleggerimento e relax, minime oasi di sorriso dislocate lungo un percorso a
stazioni che stimolano la riflessione; il tutto sempre senza perdere di vista la
gradevolezza del risultato, il godimento dell'occhio. Il che – mi sembra giusto sottolinearlo
– rappresenta una riprova di un
modo "serio" di intendere l'arte (lirica e pittorica) da parte di Michele
Martinelli, cioè come impegno a realizzarla nelle sue valenze estetiche
positive di espressività e fruibilità.
L'odierna civiltà dell'immagine tende a privilegiare, comunque ad
aprire sempre più ampi spazi di consenso e favore a prodotti d'arte legati
all'immagine, al segno figurativo o astratto, al colore, al più vario materiale
iconico; credito e diffusione che vengono ulteriormente accentuati dalla facile
ed economica riproducibilità tecnica di questi prodotti artistici. Tra i quali
si pone la poesia visiva. Di cui una valida proposta offrono queste cartelle di
La luna nel pozzo: un cogliere la vita e le condizioni del nostro quotidiano
esistere attraverso emozione e riflessione, senza ricorrere ai luoghi comuni
della parola usurata e convenzionale, ma affidandosi alla trasparenza e alla
allusività di segni altri.
Correda il volume una premessa di Santa Fizzarotti, anche
proposta in versione inglese nella traduzione curata da Remo Terrone e Sylvia
Stastny.
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Recensione |
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