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Poeta vulcanico, dall'incandescente vena, Scarselli con questa terza
impegnativa prova (ha pubblicato nel 1988 il romanzo lirico Isole e vele e nel
1990 il poema Pavana per una madre defunta) conferma, anzi rafforza la sua
personale cifra, dando voce e esasperata tensione all'ossessione «materica» che
sommuove la sua passione d'artefice. Qui il poeta colliqua, da vivo, in un
viscido e pulsante spandimento di organi e membra, in uno a «un'oscena diarrea
| di pezzi d'anima» e «pensieri
liquefatti» – decomposizione del corpo e destrutturazione dell'io a un tempo – nelle
voraginose spire della «Grande Vagina», mostro terribile, stravolgente e
fagocitante, che snatura e perde il maschio in amore, qui non soltanto sesso, ma
anche utopico amore asessuato e universale, amore come tensione al divino.
Granguignolesca e fortemente speziata da sulfuree pose e inarcature del poeta,
la materia di questo romanzo lirico, o poema, ribolle nel pentolone di velenosi
alchemici chimismi sul discrimine corpo-anima, affascinando e facendo
riflettere, a volte perfino ridere o ghignare per improvvisi lampi di ironia.
Puntuale e penetrante l'introduzione di Luigi Baldacci, di cui caldamente si
condivide l'auspicio che finalmente l'establishment letterario si accorga di
questo straordinario poeta.
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Recensione |
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