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Di Maria non si scrive mai abbastanza! Poche parole ma già di per sé sufficienti a definire e descrivere una delle figure più alte e amate: quella della Madonna, madre di Gesù Cristo. Ma anche quella di una donna che, nella sua semplicità di giovane vergine e madre, è e viene presa da esempio da oltre duemila anni per identificarla con il più alto concetto di “donna”.

Di Maria, madre nostra, Cosmo Francesco Ruppi ce ne dà un esempio nel suo libro, mettendo in risalto la Sua figura in tutte le sfaccettature umane ed ecumeniche. Nel suo percorso espositivo, il testo di Ruppi, vescovo di Termoli e Larino e arcivescovo metropolitano di Lecce nonché membro del Consiglio permanente della CEI e docente di filosofia teoretica e storia della filosofia, ripercorre la figura della Madonna partendo dalla Lumen gentium, la Costituzione dogmatica sulla Chiesa nata con il Concilio Vaticano II. Un excursus, quello di Ruppi, che porta il lettore a conoscere in modo esaustivo la figura luminosa di Maria durante il suo percorso terreno, da Vergine Immacolata a Madre di Gesù, da Madre dei dolori al suo ruolo determinante per l’unità dei cristiani.

Di Lei, come si diceva, non si scrive mai abbastanza, ma le parole dette e scritte nei secoli su Maria sono da considerarsi come pietre miliari della religione, nonché fonte di ispirazione e di adorazione di tutti i credenti. E l’autore ce ne dà più di un esempio, come citando il famoso inno Stabat mater dolorosa di Jacopone da Todi (Sta la madre nel suo pianto / mentre guarda il Figlio santo / inchiodato sulla croce…), oppure richiamandosi al Magnificat, uno dei canti più conosciuti dalle comunità evangeliche, o, ancora, rinnovando la presenza di Maria nella storia della chiesa e in tutti i luoghi di preghiera, anche quelli dove maggiore è la sofferenza e la speranza, quindi Lourdes, Fatima, monte Carmelo, Loreto.

Cosmo Francesco Ruppi nel suo saggio mette pertanto davanti ai nostri occhi di “persone comuni” l’icona di una donna, Maria, e ce ne fa partecipi a partire dalle parole di sant’Agostino nel suo Natura e grazia, nonché attraverso le innumerevoli citazioni e testimonianze che il mondo della chiesa e la stessa vita quotidiana ci dà nelle più diverse circostanze e, potremo dire, in ogni occasione di vita. Come nell’adorazione di Maria di un grande papa dei nostri giorni, Giovanni Paolo II, che nella sua lettera del giovedì santo del 2004 dopo avere detto “che i sacerdoti sono amici di Cristo”, ricordava agli stessi il dovere di contemplare “assiduamente il volto di Cristo ponendosi docilmente alla scuola di Maria santissima”: la stella più vivida che brilla nel cielo.

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