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Benito Mazzi che tempo fa ho avuto la fortuna di incontrare durante una delle mie visite (ora purtroppo assai rare) in Val Vigezzo dove da ragazzo passavo il tempo delle mie vacanze, e del quale ho già recensito con piacere alcuni suoi libri, ci presenta queste “Vecchie storie di paese”, un altro dei tanti ritratti di quella terra che ama e di cui è profondo conoscitore.

Il libro fa parte della serie dei Quaderni di Civiltà e di Cultura Piemontese, una bellissima collana da anni curata nella forma e nel contenuto, nonché nella veste tipografica sempre ricca di fotografie di rara bellezza, dalla Priuli & Verlucca con la quale gli editori hanno portato a conoscenza realtà e soggetti della nostra Regione. Leggendo attentamente queste pagine ci si rende conto dell’affetto filiale con cui Benito Mazzi, giustamente definito il “cantore della sua terra” si dedica a personaggi che hanno riempito la sua infanzia coinvolgendolo emotivamente: uomini, donne e bambini profondamente partecipi di un periodo fra i più difficili del Secolo, un’epoca dove le uniche fonti di approvvigionamento erano una stentata agricoltura, l’emigrazione e quel po’ di turismo estivo che però durava una manciata di settimane al massimo.

Sono storie forse un po’ ingenue, ma espresse con il cuore e con la “sapienza” di chi le ha vissute; vicende di superficiale rudezza ma di intima partecipazione: con quel suo particolare modo di scrivere e di porgere queste sue riflessioni ad alta voce, Benito Mazzi ci rammenta quei personaggi e quegli eroi che, seppure visti in modi e tempi diversi, ci riconducono poi a quello schietto e solare “vissuto” del popolo delle nostre valli e, aggiungerei, anche in parte delle nostre pianure se vogliamo vedere in questi scorci di vita un riferimento al famoso “Mondo Piccolo” di Guareschi. Anche qui, fa da sfondo il vernacolo, quel parlare stretto, senza inutili fronzoli, che bada al necessario pur di fare comprendere ciò che si vuole che l’altro comprenda.

Uno scrivere quello di Benito Mazzi che scorre veloce, limpido e chiaro come l’acqua dei tanti ruscelli che scendono lungo i fianchi scoscesi della sua amata vallata.

Benito Mazzi per quest’opera è stato finalista al Premio “Biella Letteratura 2003”, un altro riconoscimento che si aggiunge ai molti premi letterari vinti fra i quali il “Cesare Pavese”, il “Coni per la Letteratura”, il “Selezione Bancarella Sport”. Giornalista, narratore e saggista, è direttore responsabile del settimanale Eco dell’Ossola-Risveglio Ossolano e della Rivista storica Verbano. Nella sua lunga attività di scrittore (ha al suo attivo una ventina di libri) è anche entrato nella “Selezione del Premio Strega” e nel 2001 gli è stato conferito dall’omonima rivista torinese il “Premio Piemonte Vip” per la cultura.

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