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Rino Piotto, padovano di Fontaniva, è principalmente scrittore di viaggi intesi
non come tours turistici fine a se stessi ma come approdo in luoghi dove il
disagio è di casa e c'è la necessità di persone che si rimbocchino le maniche
per dare un aiuto concreto. L'aforisma infatti di Rino è meglio l'aiuto in
loco che l'aiuto in denaro sia perché le somme devolute talvolta non
giungono a destinazione, sia perché spesso le difficoltà per la realizzazione
delle opere progettate sono tali da richiedere competenza e tenacia. Da questo
volontariato, esercitato nei momenti liberi da impegni di lavoro, Rino ha tratto
lo spunto per tre libri di racconti: Canti di primavera (Edizioni
Nicola Calabria, 2002), Canti del Nuovo Mondo (Edizione del Leone,
Spinea, 2004) e Progetto Tshumbe Congo
della medesima Casa editrice (2005).
Quest'ultimo si può dire
quasi un libro a due mani, quella di Piotto che introduce e commenta e quella
del missionario Padre Tiziano Sofia che prosegue il racconto con le sue lettere
raccolte dall'autore. Si parla, in queste pagine, di un progetto di
ricostruzione della diocesi di Tshumbe nel Kasai orientale del Congo devastato
dal recente conflitto, progetto del quale è stato incaricato, appunto, il
salesiano Padre Sofia non nuovo ad esperienze del genere. Ne risulta uno
spaccato di una realtà difficile dove non esistono le mezze misure in un clima
di diffidenza esasperato al massimo che rende impervia qualsiasi buona azione.
Emerge nel contempo tutto un sottobosco di traffici disonesti che si aggirano
attorno alle iniziative benefiche e che coinvolgono, talvolta, persone al di
sopra di ogni sospetto. Tuttavia, anche tra mille difficoltà, il progetto segue
il suo corso non solo di ricostruzione ma soprattutto di cristianizzazione.
Le due prose si
compenetrano a vicenda, quella di Piotto con punte di lirismo già notate nei
precedenti scritti accompagnate talora da una garbata ironia, quella estrosa di
Padre Tiziano infarcita delle metafore e delle allegorie del buon predicatore.
Ne risulta un racconto avvincente, ricco di episodi non scontati in cui la
denuncia di sopraffazioni e violenze, fatte in nome di una pretesa carità, si
leva alta dalla voce di questo prete scomodo che riconosce come unico superiore
il Cristo. Piotto, più pacato, si limita spesso a far da cornice a queste
invettive mentre altre volte traduce le sue impressioni con facili liriche che
richiamano la semplicità dei canti africani. La scrittura, di grande nitore,
rivela in entrambi quella buona cultura che non fa mai sfoggio di sé ma che
serve ad esprimere con chiarezza sensazioni e stati d'animo altrimenti difficili
da descrivere.
Tuttavia c'è un altro
aspetto di questo libro che non va sottaciuto ed è il messaggio neanche troppo
velato che Rino ci vuole inviare e cioè che la redenzione di ogni peccatore, a
prescindere dalla gravità del peccato commesso, è insita nel cumulo delle buone
azioni che egli saprà compiere così come avvenne per la conversione di Saul
sulla via di Damasco. Il richiamo a San Paolo non è qui un atto di buonismo ma
una vera professione di Fede che si esplica ancora più chiaramente nel titolo di
uno degli ultimi capitoli: "Voglio tornare a Thsumbe, là nell'ombelico del
mondo ho trovato una radice dell'albero della conoscenza del Bene e del Male"
e più avanti "dove si può capire il mistero dell 'universo, il mistero
dell'anima, il mistero dell'umanità pellegrina e protagonista di una storia
piena di contraddizioni".
Speriamo, Rino, che molti
raccolgano il tuo messaggio di pace e di amore.
Come dici tu, non è mai troppo tardi.
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Recensione |
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