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Mentre piano risali il torrente

Poesia musicale come il mormorio delle cascate

Il Centro Storico 11-12

Filippo Giordano, che aggiunge una nuova perla alla propria già lunga collana di successi letterari, aderisce alla sua raccolta di 13 liriche “Mentre piano risali il torrente” con animo stupefatto e con un sentimento che nasce da un bisogno dello spirito di cercare nuovi aspetti e bellezze. Con l’occhio attento e pensoso e con una grande capacità espressiva , il suo percorso si snoda lungo gli ambienti delle valli dei Nebrodi in un rapporto realtà – sogno. L’incanto dei luoghi, dove l’uomo vive pressoché isolato, il ritmo primordiale dell’esistenza, la bucolica armonia del paesaggio, la purezza e la luminosità dell’aria danno a Filippo Giordano un sentimento di intimo appagamento.

Riuscendo a cogliere i profumi e i colori nelle loro sfumature egli fa vivere la bellezza della natura che lo rilassa dando serenità al suo animo e risvegliando le sue emozioni. Fa da sfondo una presenza amica e idillica: l’acqua delle cascate di Ciḍḍia, un’area di notevole pregio naturalistico nei dintorni di Mistretta. Sono le fulgide “dieci sorelle, tutte diverse che godono nei giorni che imbiancano le creste del Corvo e della Conigliera e luccica la montagna al lume della luna”.

L’acqua che porta gioia agli uomini, “festosa e sprizzante”, con il suo fluire rispecchia l’umana leggerezza in rapido cammino, tempesta che alla mente richiama l’arcobaleno fugace della vita, “cascante dalle rupi erbose, scrosciante, cristallina”, è metafora del rapido trascorrere del tempo che tutto porta con sé, mentre i luminosi fiori sono gli emblemi della vita e della bellezza. È un rincorrere di luci, ombre, di piante, di ricordi nostalgici della vita agreste, fatta di stenti, di profondi legami umani, di amore sincero per la terra, per i suoi sfondi malinconici ma sempre pacificanti.

Quello di Filippo è un viaggio verso le origini, mentre si inoltra nelle stagioni immemori “che videro pastori e contadini fra gli ulivi e le vigne della valle”. Nella ritualità del rapporto con la natura, Filippo Giordano ha sentimenti di felicità e di solitudine, generati dalle riflessioni sul mistero della vita. La poesia, nata da un gettito dell’anima, nitida e chiara come l’acqua, musicale come il mormorio delle cascate è l’espressione di un animo sensibile che si commuove di fronte ad un angolo ameno della natura dove “ciascuno cancella le cambiali contratte con la vita orologiaia”.

In quest’opera di ispirazione bucolica in cui c’è l’associazione di splendide immagini con descrizioni pittoriche, Filippo Giordano ha la capacità di comunicare agli altri le proprie sensazioni in modo efficace, rivelando una gioia di vivere e un animo sensibile alle bellezze della natura che con il suo brulicare di vita e con il suo innocente candore è una attestazione dell’amore e dello stretto legame con la terra di Mistretta, con le sue magiche atmosfere e con la sua gente.

Recensione
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