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Mistretta da scoprire
La rappresentazione di una storia millenaria
La
recente pubblicazione di Filippo Giordano, Mistretta da scoprire (ed.
Youcanprint), volta a promuovere una nuova visione della “capitale dei Nebrodi”
nei suoi aspetti naturalistici, storici e antropologici, riguarda la nostra
identità esprimendo così la ricchezza e i valori che la connotano. L’opera dalla
costruzione grafica originale e dal testo scorrevole e piano è un ulteriore
tassello che va ad aggiungersi al grande mosaico della storia di Mistretta che
domina uno scenario ricco di remote suggestioni, arroccata ad una rupe in vista
delle alte e boscose cime dei Nebrodi che sembrano avvinghiare in un abbraccio
passionale il suo cuore. Scorrendo le immagini sapientemente selezionate,
Filippo punta i riflettori su un mondo per troppo tempo rimasto nell’ombra,
raccontando la storicità del suo tacito linguaggio: la pietra arenaria dorata,
protagonista indiscussa del paesaggio, che contribuisce a dare una immagine
uniforme dell’abitato ben adattato all’ambiente. Filippo, scrittore attento e
vivace, con una vasta gamma di interessi culturali e con un saldo legame con la
realtà amastratina, presenta diversi aspetti individuandone i significati
profondi.
Il
viaggio nel paese di serena e georgica memoria ci consente di leggere i segni di
una vicenda storica e umana di strutture urbanistiche dove le case, amate,
pensate, ereditate, che hanno raccontato miti e leggende si fanno compagnia,
addossate le une alle altre in cordiale amicizia e in pittoresco disordine. Le
enigmatiche vanedde , ripide e tortuose, dove si percepisce il palpitare
di una umanità autentica, si insinuano come serpi e sembrano create dai desideri
di un poeta, le scalinate pittoresche, i chiani che danno armoniosi
respiri, sembrano affondati in una dolce solitudine. Le tipiche scalette
esterne, sporgenti dalle linee dei fabbricati, gli anniti abbelliti dalla
fantasia contadina rappresentano un rilevante valore di documentazione. I
mascheroni apotropaici, inquietanti e misteriosi, i fregi di tipo naturalistico
e le figurazioni dalla funzione propiziatoria, le insegne artigianali, altri
elementi decorativi su balconi , mensole e portali, le facciate delle chiese,
che sono stilisticamente di un barocco esclusivo, figurativamente legati alla
fantasia di anonimi artisti locali e ai momenti più significativi della storia
locale, diventano un buon filo per rinascere con la città di Astarte e trovarne
l’anima vecchissima.
Il
libro che segue il percorso di un passato che si accende propone una acuta
retrospettiva nella considerazione che la tradizione è un fuoco da alimentare
e non cenere da custodire. Nelle foto della città dalle 1000 stratificazioni
di cui il patrimonio storico – artistico è l’espressione, Filippo osserva e
riflette sulle cose, sui paesaggi, sugli attimi di vita, sui particolari che ai
molti sfuggono, trasmettendo le sue sensazioni. Con grande intuito, con un
linguaggio personale e in maniera delicata egli racconta, giocando sulla luce e
sui contrasti, l’ambiente guardando al tempo trascorso come ad un tempo
ritrovato. Le foto colpiscono per la poesia e la malinconia delle cose
quotidiane che spingono sempre di più ad amare questa terra. Con questa
riposante rievocazione Filippo vuole rinsaldare nei mistrettesi l’amore per
questa misteriosa città con la sua atmosfera intima, dove si risente quel
profumo antico della vita e dove il silenzio è infinito, mentre i giorni che
passano fugaci lasciano dentro un malinconico affetto per la nostra montagna.
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Recensione |
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