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La caccia a Dio di Scarselli e Caproni
La "poesia di pensiero" di Scarselli si pone domande ben precise sui significati ultimi della vita, sull'essenza morale dell'uomo e sul perchè del dolore, della morte, della guerra, della follia umana, in quella che potremmo chiamare, rubando un termine a Caproni, una "caccia a Dio", all'Impenetrabile, al Grande Assente. A Dio si chiede a più riprese, direttamente o indirettamente, un segno qualunque, una minima epifania che consenta alla ragione, attonita di fronte al mondo e al male, di aggrapparvisi. Nel silenzio di risposta (o nei segni non veduti) l'uomo tenta allora di provocare la divinità con la forza, ma la lotta si pre-figura chiaramente squilibrata. Prendiamo, ad esempio, da Straordinario accaduto a un ordinario collezionista di orologi:
Il cercatore dunque viene sempre frustrato: si sente soltanto la presenza della morte. In "Eretiche grida" Scarselli si abbandona allora a una serie di preghiere-invettive che talvolta giungono perfino alla bestemmia, e che svelano manifestamente le analogie con "Il franco cacciatore" di Caproni:
Le modalità rimandano in maniera pressante a quelle di Caproni de "Il franco cacciatore". Si confronti ad esempio, da quella raccolta, la poesia "Ribattuta":
con quest'altra di Scarselli, da "Eretiche grida":
Il loro percorso, pur nella differenza totale delle modalità compositive e metriche, è in certo senso parallelo nei contenuti e negli approdi. In un'altra poesia Scarselli, esprimendo a Dio la delusione per non averlo trovato, conclude il componimento con la metafora del
E Caproni, quasi in risposta, nella poesia "Indicazione":
Ancora un componimento di Caproni, "Falsa pista", ci trasmette la stessa delusione:
Anche in Caproni, dunque, seppure più distaccata, quasi scanzonata, traspare l'ansia di una caccia disperata, di una ricerca che si sa in anticipo vana e che pure inspiegabilmente in entrambi i poeti – laici ma religiosissimi perché animati dalla sete della ricerca – continua tenace. Scarselli tuttavia esprime con più passione l'ansia d'Assoluto, il bisogno di risposte ragionevoli che è presente in ogni uomo, e lo traduce in mille metafore corpose che via via si inanellano in poema; per lui è assolutamente necessaria una dimostrazione, un qualche appiglio cui la ragione possa aggrapparsi senza sentirsi ridicola. Vedasi ad esempio in Eretiche grida:
La caccia continua fino alla fine, fino a quando l'uomo sente il corpo vacillare e spera finalmente nel grande Incontro, nello svelamento supremo della verità. La Morte amica-nemica, grande interrogativo, servirà forse a svelare il Mistero, il più grande, nell'ultimo turbamento rimasto ancora a chi turbamenti non ha più. Ancora da Eretiche grida:
E' molto antica questa caccia a Dio che i due Poeti conducono tramite la ragione e che finisce per arrivare all'unica certezza dell'impotenza della ragione stessa: è una tradizione prebiblica, poi riccamente presente nei Salmi ma anche nel Pentateuco, dove più volte il popolo eletto ha bisogno di segni concreti per confermare la propria alleanza con Dio; ma la vera, peculiare novità delle "Eretiche grida" di Scarselli è la presenza incessante di Dio nel cuore: nonostante che la ragione ne neghi continuamente l'esistenza, si prega Dio, lo si supplica esplicitamente di esistere, fino ad umiliarsi inginocchiandosi sull'umile pietra del mondo. La risposta non giunge né a Scarselli né a Caproni: troviamo dei barlumi, delle piccole luci, ma il razionalismo di cui è impregnata l'opera dei due poeti non può fidarsi dei sentimenti, aggrapparsi alla commozione contingente di un momento; essi hanno bisogno di una solida giustificazione che la ragione possa accettare; la loro ansia deve trovare una risposta certa e definitiva, capace di scacciare il dubbio suggerito dal male che si scopre presente in ogni angolo del mondo: la malattia, l'ingiustizia della morte, tutti gli animali che si sbranano per la sopravvivenza, il parto che avviene con dolore. Perchè un Creatore che amasse la sua creazione avrebbe dovuto impostare un equilibrio sul male e sul dolore? E' la domanda di sempre dei cercatori-atei, di coloro che per accettare l'esistenza di Dio hanno bisogno di constatare l'esistenza di una logica e di una giustizia a governo del mondo: Dio, se è, deve essere giusto. Forse l'unica risposta è lo stesso loro cercare, una "caccia" che è un'indagine senza sosta e che in Scarselli, come quella di Giacobbe, può arrivare agli estremi della più accesa contemplazione come anche della lotta fisica con Dio. Ma per entrambi si tratta di un percorso che ha la peculiarità di perdersi proprio quando sembra esser prossimo al momento delle risposte, a quel Vero tanto anelato. Come dice Caproni: credevo d'averlo raggiunto, ma la strada si perdeva fra i sassi. |
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