| |
Andar per versi
"La vita è ciò che ne facciamo
di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma
ciò che siamo": la citazione di Pessoa, posta in incipit all'emozionante libro
di poesie di Patrizia Riscica, racchiude perfettamente il senso di una raccolta
poetica basata sulla nostra quotidiana ricerca di orizzonti sempre nuovi. Medico
esperta in medicina delle dipendenze, l'autrice ci regala un cammino d'amore e
di rinascita, nel quale il corpo, protagonista emblematico, cura le ferite del
tempo. Si legge in Sorella: "Mi abbandono in quest'abbraccio / che mi
libera dalla fatica della vita / avvolta in un corpo uguale al mio / morbido,
confortevole, gratuito. / Mani che possono accarezzare / e liberare ansie
trattenute troppo a lungo". Evidente, fin dall'inizio, il richiamo a forti
legami di consanguineità, come nella bellissima Madre-figlia in cui l'una
diventa specchio intimo e deformante dell'altra: "Rincorrevo la tua bellezza. /
Ho fumato le tue sigarette, ho indossato i tuoi vestiti, / le tue scarpe, ho
messo il tuo rossetto, / persino il tuo profumo, / ho firmato tutte le carte che
mi porgevi. / Ma volevo capire com'ero.[...]Ti credevo una trappola, / ma eri una
risorsa".
La Donna è al centro di un mondo
difficile, nel quale è àncora fragile e forte al tempo stesso, potenza
salvifica: "avrò cura lo sai, sono una donna"; "forza mie signore, / femmine di
questo secolo / maghe della tecnica / equilibriste del tacco 12 [...] abbiate
finalmente il coraggio / di incontrare il tempo".
Questo tempo spesso avaro, che a
volte "è solo un malinteso" ed a volte è "non consumato / solo sognato"...l'unico
muro inattaccabile che da esso mai può essere infranto sembra essere ciò che
cova nel cuore. "E l'amore guardò il tempo e rise... disse Pirandello, / o
forse qualcun altro". Versi romantici allo stato puro, scritti con delicatezza e
sensibilità, che parlano di assenze, ricordi, inganni, e di occhi simili a
pupille montaliane: "alla fine ritorno / ai tuoi occhi che sanno guardarmi, / alla
voce che sa parlarmi, / e alle tue braccia stanche / che mi abbracciano stretta. /
Mi basta così."; "sono qui con te ora, / e non c'è tramonto / più struggente". Uno
sguardo può risollevare, supportare l'anima dell'altro: "come se, senza questo
sguardo, / tu potessi perdere equilibrio e cadere".
La raccolta, suddivisa in
quattro parti (L'andare dell'amore; L'andare delle donne; L'andare
dell'andare; L'andare della vita) sviluppa in modo dunque completo e
pertinente il tema del Wanderlust, ossia del desiderio di vagabondare,
"con la consapevolezza di rimanere per sempre uno straniero, di non avere mete",
così come esplicita l'autrice nella prefazione. Quasi alla stregua di un moderno
flaneur, il lettore percorre sentieri inesplorati, talvolta pericolanti.
Si legge nella poesia Confine: "Vado verso il confine. / La linea nemica è
da conquistare. / Mi avvicino al bordo. / Spingo più forte che posso. / Sfondo la
barriera. / Cado oltre. / Un tonfo secco. / Raccolgo pezzi. / E malamente continuo. /
Questo andare infinito".
Un libro di grande talento
narrativo, quello della Riscica, nel quale ogni parola punge e tocca nervi
emotivi lasciati scoperti, e regala una lettura poco artificiale ed estremamente
piacevole, tra l'altro impreziosita da bellissime citazioni come l'ultima,
dell'inimitabile Patti Smith: "Non lasciare mai svanire la fiera tristezza
chiamata desiderio".
| |
 |
Recensione |
|