Guillaume Apollinaire: "Pietà di me!"
In occasione del primo
centenario della morte di Guillaume Apollinaire, il saggista e scrittore Franco
Orlandini ne ripercorre la travagliata ed affascinante esistenza, intrecciando
la narrazione dei momenti salienti della sua vita con alcune tra le sue poesie
più rappresentative.
Figura complessa nel
panorama novecentesco, formatosi principalmente nella Parigi dell'imminente
surrealismo di cui diventerà precursore, Apollinaire nasconde dentro di sé i
tratti del più audace tra i sognatori, e del più malinconico tra i poeti. Dietro
la maschera maliziosa e a tratti morbosa di scrittore di letteratura erotica (a
cui Orlandini volutamente non accenna), c'è un poeta per cui lo scorrere del
tempo evoca nostalgia, rimpianto: "rimpiango ciascuno dei baci che do / come un
noce bacchiato racconta al vento i suoi dolori".
La sua "stagione
mentale" è l'Autunno, in cui l'anima si crogiola nel dolore di amori mai
corrisposti, di passioni che fuggono inesorabili, e troveranno pace solo al
termine della sua vita. Apollinaire scrive, ricordando la sua rottura con Marie
Laurencin: "l'amore se ne va come quest'acqua che scorre / passano i giorni e
passano le settimane / né il tempo passato / né gli amori ritornano. / Sotto il
ponte Mirabeau scorre la Senna...".
Accusato ingiustamente
di aver rubato, nel 1911, il quadro della Gioconda, colpito alla tempia destra
nel 1916 dallo scoppio di una granata, il poeta trova requie dallo strazio dei
dolori e della solitudine che lo frastornava, unicamente nel sogno e nella
stesura di una poesia visionaria, troppo ingombrante per essere racchiusa in un
mondo piccolo e monotono. "I miei sognanti pensieri a piedi nudi vanno alla
veglia" scrive egli in un moto d'ispirazione. Eppure la paura di essere deriso
dall'umanità indifferente non gli permetterà di svelare i tesori preziosi che
aveva nel cuore.
L'ultima poesia, prima di morire prematuramente mentre Parigi
festeggiava l'armistizio dell'11 Novembre, instilla molteplici dubbi nel
lettore: "Ma ridete ridete di me / Uomini d'ogni dove e soprattutto gente di qui /
Perché ci sono tante cose che non oso dirvi / Tante cose che voi non mi
lascereste dire / Abbiate pietà di me".
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