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Il cielo della mente
Dopo "A lezione di sogno" e "I vuoti del mosaico", il medico e poeta Jacobellis
regala ai lettori quest'ultimo libro di un'interessante trilogia: una corposa
indagine sul vagare della nostra mente nei meandri del sogno, alla scoperta
delle origini.
Scopo principe nella cristallina scrittura in oggetto, è la descrizione delle
molteplici forme in cui si declina il pensiero, elemento cardine dei versi. Un
pensiero che appare e scompare, perso tra i dubbi dell'intelletto, discordante,
combattivo, sperduto e a volte neppure nato. Ma in grado di poter fare una
preziosa differenza. Scrive l'autore: "Il futuro / è il bosco / impenetrabile ed
oscuro / l'ha distrutto / l'incendio di un pensiero". I meccanismi che regolano le
idee della mente sono prigionieri di strane alchimie, in cui si insinuano ombre,
incertezze, lati oscuri che minano l'esistenza: "lo sguardo vede labirinti / dove
il dubbio si riflette"; "nella controversia dei contrari / la luce nasce / dentro
una lunga ombra / e l'inquietudine dal dubbio".
Il tema, quasi caravaggesco, dell'alternarsi pittorico di luce ed ombra diventa
elemento essenziale della poesia, in una metafora vivente che spinge ad
interrogarsi su dinamiche universali. In un gioco silente di personificazioni,
questa alternanza diventa bussola di orientamento, alla recerche del bene
e del male: "la luce segreta / da invocare / non è figlia del sole / con il
coraggio di un'orfana / è la forza interiore"; "la speranza è credere / che il
tramonto non sia / l'epilogo della luce / ma l'alba dell'ombra".
Un notevole coraggio si cela tra le pieghe della volontà umana che, librandosi,
è capace di grandi imprese: "ascolta la tua anima / sa raccontare / frammenti di
avventura / e la realtà frammista alla poesia / a ridosso del sogno / nascosta nel
cristallo / prigione della luce / sa trasformare / anche il dolore".
In un incessante dialogo con se stesso, Jacobellis mira alla ricerca
dell'infinita felicità, che si mostra non sempre irraggiungibile: "davanti agli
occhi / l'albero / che in silenzio / costruisce i suoi fiori / somiglia a me / quando
sono felice". I rumori creano incessanti lividi, al contrario della quiete, che
apre la strada alla serenità. Spaziando tra similitudini, versi brevi ed
incisivi, rime baciate che coprono le parole di musicalità, l'autore ci
trasporta in un viaggio di grande bellezza, in un crescendo di emozioni
coadiuvato dalla quasi totale assenza di punteggiatura. Ciò sfocia in un flusso
di coscienza letterario che avvicina i pensieri a narrativa filosofica,
regalando perle splendenti. Come nella stupenda I segnali dell'armonia:
"si sono dispersi / per distrazione / i segnali dell'armonia [...] per farli
comparire / in un arcobaleno / condivisione di colori / serve una tempesta".
In tale dissesto interiore, si riconosce il pensiero dello scrittore, che
racconta di come 'nello schema narrativo della mente le informazioni si
accumulano come il fuoco, in un vulcano sempre pronto ad esplodere [...] quando
il sogno annette la trama dell'inconscio alla coscienza, si trasforma in poesia
e sale verso il cielo'.
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Recensione |
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