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Il moto perpetuo dell'acqua
La nuova raccolta di poesie del
poeta lombardo Alessio Vailati arriva prepotente, agli occhi del lettore, come
uno squarcio di luce tra le tenebre, a volte reali, a volte solo immaginarie,
della nostra realtà. Giunta alla nostra attenzione dopo Hirosaki (Lietocolle
2019, plaquette), questo nuovo lavoro proietta il pensiero in un labirinto
visivo di immagine pure, estasianti, talvolta infuocate nella loro complessità,
tutte dedicate alla solare dea Meraviglia. Una divinità che si nutre,
avidamente, dell'estate, di paesaggi colmi di brezza marina, di venti
d'inquietudine, di architetture nazionali, raccontate attraverso topografie
interiori, personalissime.
Alla superficie piatta di un
lago, al mare che spazza via le scorie della vita, al vento che sferza i
ricordi, il poeta pone domande che non avranno mai risposte: "ogni cosa è
perduta: / nel frastuono che logora dilaga / il moto perpetuo dell'onda,
dell'acqua" si legge in Paesaggio lacustre, poesia da cui tra il titolo
la raccolta. Attraverso un potente uso di onomatopee (lo sciabordare è
del mattino, non solo delle pascoliane lavandare) ed un lessico ardente
di aggettivazione, spesso cupo ("se calasse la sera come ret i/ nelle maglie cosa
resterà...un grave / scintillio di braci, un grumo di bave, / il residuale fondo
di memoria") l'autore denota il mare come ricettacolo di dubbi esistenziali,
dalla doppia valenza. Nelle secche, difatti, "si impaludano / le nostre stanche
vite", ma talvolta, come a Capo Nord, "si disbroglia il groviglio di
domande".
Ai molteplici interrogativi,
spesso retorici, che tentano di arrivare alla salvezza, si accompagnano sovente
immagini malinconiche, che raccontano monumenti del nostro Paese. Si legge in
Fontana di Trevi: "il marmo sbalza non mutato / fra ceruli riflessi e uno
specchiato / biancore: così anche colui che lancia / di spalle una moneta è
destinato / ciononostante a non tornare più". Non c'è tristezza, ma una
delicatezza d'animo che trasforma la letteratura in una statua luminosa, dai
riflessi cerulei, perfetta nella sua tiepida imperfezione. Scrive Paolo Ruffilli
nella prefazione: "così la poesia di Vailati si fa veicolo immaginoso attraverso
una cadenza e un ritmo di natura musicale che penetrano in profondità [...] Il
fascino risiede in primo luogo in quella incantata limpidezza di linguaggio". Ed
è proprio questa trasparenza, questo consegnarsi a chi legge in maniera
spontanea e non artefatta, il valore aggiunto della raccolta, intervallata da un
Intermezzo narrativo che impreziosisce, attraverso tre brevi racconti,
l'originalità della scrittura.
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Recensione |
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