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Il silenzio e la parola

Dopo due anni di silenzio, la delicata autrice milanese torna ad affacciarsi nel panorama letterario con una nuova opera poetica, che lei stessa definisce “una raccolta di sentimenti, pensieri addolciti dalla bellezza della natura che mi circonda scivolata in me stessa”. 129 poesie, divise in quattro sezioni, incastonate come piccole gemme in un mosaico di ricordi: la rimembranza di sapore leopardiano è infatti il tema chiave dei versi infiniti, che si perdono nel meandro di emozioni che solo la mente può, con incisività, rievocare al cuore.

Il ricordo dei giorni mai perduti in compagnia della sorella Wilma, fatti di canzoni e corse allegre “verso un futuro sorridente ingannevole” si mescola, spietatamente, al pensiero di quell’antico “sordo dolore” che accompagna l’addio dei propri cari (A ricordo di Livio; La cartelletta), e diventa amara riflessione: “Oh, se il mondo fosse capovolto / Partendo dalla fine, sino a un conto con la sola mano / Si vivrebbe in pace riconoscendo l’anima / E il diritto dell’altrui ragione”. Ma c’è spazio, in questo fluire di pensieri intervallati dal silenzio, per la celebrazione di dolci immagini lontane, legate alla fanciullezza: “Scendevano le scale nella mensa / Ognuno con un cestino di vimini / Un bicchierino d’alluminio / Col proprio nome inciso / Un secondo, un frutto, un bavaglino…/ Risaliva il profumo di minestra / Or di risotto e il dolciastro / Delle pere”. Perché il ricordo è salvifico, placa l’angoscia del vivere: “Oh, memoria, fammi risorgere una nidiata di ricordi/ Anche randagi, per farne un bel mazzo e svuotarmi d’ansie!”.

Attraverso una scrittura densa di aggettivazione, calore umano e dedizione, la Minotti Beretta spalanca, “a braccia aperte”, la finestra di emozioni che cova nell’animo, e lo fa con un intimismo ed una semplicità mai costruite, ma realmente dettate dalla spontaneità della sua persona. Una partecipazione, la sua, che contempla come protagonista anche la Natura (Come le foglie), e i luoghi della sua vita (Al mio lago), mai tracciati come impassibili assistenti all’umana condizione, ma sempre visti come personificazioni del vivere: “Prendimi notte / Tra le tue braccia / Per quel volo leggero / Verso le stelle / Nel tuo universo senza fine”; “Nel cielo forme mutanti / Dai soffi impertinenti / Rinnovellano sogni infantili”.

Oggetto di positiva annotazione è inoltre la dedica della sorella all’autrice, posta all’inizio del libro, sinonimo di un legame familiare indissolubile che dura nel tempo ed è divenuto fonte di ispirazione per questo libro, che indubbiamente merita il successo dei precedenti.

Recensione
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