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La dimora del tempo
“Dove pensavo ci fossero angeli,/ ora vivo./ Alla dimora del tempo
rimasto sospeso,/stagione di frutta e di viole./ Di annunci, farfalle,/ falene
inattese”. Poesia di grazia e letizia, foriera di un pudore letterario che
sembra non voler mai sgualcire le parole, quella della scrittrice romagnola
Evangelisti. Tocchi d’anima che si perdono in piccole note, tra le quali la
sospensione effimera delle ore è indissolubilmente legata ai rintocchi del
cuore. Quello di un amore che mette in riga la follia (“ecco, amando, sarebbe
facile partire,/ spezzare lo schema schizofrenico”), che diventa anafora di
carne intrisa di passione (“e trasali/e ti fermi/e rimani”), che cerca
l’incontro catartico (“segui la luce dei corpi/che insieme si fondono”).
C’è molta solarità nel descrivere questo imperfetto “efobo con gli
occhi verdi”, che vaga tra i versi alla ricerca di specchi in cui fermare
l’immagine. Ma c’è anche molta oscurità, in questa dicotomia di sentimenti, dove
buio ed infinito galleggiano vicini, seppur con una insostenibile leggerezza.
Un buio indissolubile in cui si annega (“dove porta il buio/ da non poterlo
spezzare di notte?”), e un infinito stranissimo e a volte ostile (“qui sulla
soglia/ vede da sempre l’infinito/ lo tocca, lo raggiunge,/ lo strappa come un
vetro di bottiglia”). Il corpo nella sua cronologia ha ferite che devono
restare, perché “non c’è guarigione perfetta”. A volte c’è dolore,
benzodiazepina, non-senso. Ma l’anima resiste, è lei in terza persona che nel
riflesso si guarda amare, che sfida il freddo dell’assenza, attraverso lampi di
semplicità (“sei bello quando sorridi”).
Sfumature agresti e bucoliche (“sento ancora l’odore del fieno nella
stalla,/ qui, dentro casa”) rimandano quasi al luogo natìo, al calore di quella
terra, ad un sogno in cui “permane l’essenza del vero”. Non ci sono molte risposte, in queste poesie che hanno titoli
quattrocenteschi, nella esplicita ripresa del primo verso. Ci sono però molte
sensazioni, più o meno forti, che rendono l’opera piacevole alla lettura, che le
danno belle sfumature di dolcezza (“ha un nome immenso il tuo domani/ e non c’è
vuoto che accompagni la resa/ quando accade su ali di angelo”).
L’autrice ha deciso di non pubblicare alcuna prefazione, lasciando
libero il lettore di interpretare e immaginare i suoi intenti il più liberamente
possibile. E’ indubbiamente uno stile poetico molto femminile, rivolto ad occhi
di donna, per la quale “amare nel sogno e nella poesia/ non è semplice”. Ma è
doveroso raccogliere la sfida, e giocare con il tempo che a volte inganna, a
volte è sensibile alleato di vita.
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Recensione |
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