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Makako Jazz
Alessandro Trionfetti, poeta romano, cantatore originale di ispirata
verve trilussiana, firma con questo breve poemetto un'inedita rilettura
della fragile socialità contemporanea, delineandone, in maniera ironica e
surreale, gli aspetti più paradossali.
Attraverso un'incisiva galleria di personaggi, alcuni strambi, altri
polimorfi (cammelli alati, scimmie, palme, improbabili indiani) l'autore
racconta lo sgretolamento di un sistema di potere, rappresentato dal capitalismo
imperante, foriero di un gap economico, etico e civile senza via di
scampo. Improvvisamente sconvolto da un "trakollo" inevitabile, il sistema
potrà, in modo inizialmente onirico, lasciar intravedere raggi di salvezza per
chi, ai margini della vita, non ha mai smesso di sperare.
L'idea, forte ed imponente, di una libertà necessaria, è chiaramente
espressa più volte tra le righe di un romanesco cinquecentesco che rifugge dalla
noia di chi legge: "viaggia / la mente fora l'argine scuperta, / esce dalo duminio
e tutto assaggia". Nonostante la sferzante decadenza di chi accumula enorme
abbondanza, senza profusione di semplicità ("opulenza palazzinara dei vini,
portate / affondi, paste, [...] le iruttazioni, le mascelle serrate"), il senso
del vivere è ben oltre l'inutile, sopravvalutato materialismo. Si tende al
desiderio di felicità, obiettivo cercato nei luoghi sbagliati, che il tempo
potrà restituire: "chissà andostà lo museo dell'otopia. Na piazza co ndentro? Na
zampa celeste? Ndo cerco ogne jorno l'otapia? L'indiani, l'indiani ca galoppeno
a culo cavallo, la radure, le prata, i cavaji. Ma è sola na idea. Lo tempo sanza
vinguli e bandiera".
Oltre alle interessanti descrizioni di luoghi noti della periferia
romana, ('Eur, Tor Pagnotta, Flaminia') in cui chi scrive si perde "tra le isole
der çimento emerso", interessante è il collegamento, posto in finale, con i
conflitti armati recenti (Saddam Hussein, Guerra del Golfo 2003). In Fiori,
bbombe at autres idèes. Come se usa a dìcere, chisto nun è no pranzio de gala,
lo scrittore ribadisce come "la violenza, lo furto e la menzogna / de solita non jungono mai sole". Dichiarazioni di un pacifismo mai ostentato, ma sincero e
senza fronzoli, che parte dai vicini mostri urbani per arrivare a guerre
presenti, solo apparentemente lontane.
I versi sono poi impreziositi dai bellissimi disegni di Giulio Carcani,
che rendono talvolta con inquietante profondità la solitudine e il turbinio di
pensieri che quotidianamente attanagliano l'esistenza.
Da leggere e conservare: sebbene una traduzione in linguaggio corrente
ne avrebbe snaturato l'essenza, ciò avrebbe potuto rendersi indispensabile per
entrare in maggior empatia con i contenuti trasmessi.
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Recensione |
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