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Particolare e da
apprezzare la scelta linguistica della brava Lucia Spezzano che opta per
presentare ai fanciulli un bel racconto-favola, usando termini utilissimi per
arricchire il vocabolario del fanciullo. Ricchissimi i periodi di sinonimi e
modi di dire non usuali, con tocchi leggeri di grande stile lessicale. Essendo
l’opera notevole e degna d’attenzione, si può suggerire all’autrice di
intervenire con alcune note proponendo una lettura guidata, che aiuti il lettore
passo per passo a comprendere il significato delle parole un poco ostiche,
affinché possa fattivamente arricchire il suo bagaglio di conoscenza di termini
novi. La lettura è, dopo poche pagine, capace di divenire assai invitante, per
il ritmo e la divertente sequenza della gallina e dell’orsetto, che vivono una
bella storia affettiva, ma con tanti problemi. Le illustrazioni sono di un
grande autore, dai recensori del settore definito come “gioiello Jacovittiano”.
Le scene sono
abbondanti di descrizioni e vengono inquadrati con ricchezza di particolare i
segnali che indicano emozioni e pensieri dei personaggi. La tecnica narrativa
induce il bambino a estrema attenzione, per stimolare la riflessione sul testo.
Velatamente si può individuare una esortazione a riflettere su certi
comportamenti tipici di una società poco sana, che però possono divenire diversi
se colorati dalla luce della fantasia.
Secondo una
prospettiva eminentemente educativa e che dovrebbe essere alla base della
favola, moraleggiante e costruttiva per antonomasia, si sarebbe potuto evitare
l’uso di termini che risultano di basso profilo e non adatti in una situazione
che già tanto, purtroppo, scade nella volgarità.
Il linguaggio
italiano non manca certo di parole, che tra l’altro la bravissima Lucia Spezzato
dimostra di saper con gran destrezza gestire.
Tra i
vuoti teorici ancora esistenti sulla fiaba, possiamo comunque ritenere a
tutt’oggi strumento assai importante la tecnica di antropo-morfizzare gli
animali. Rendere infatti simili a persone la gallinetta (a proposito: perché non
gallinella?) e l’orso risulta assai appropriato, basta non perdere di
vista il fine educativo.
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Recensione |
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