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Terminata la lunga ed avvincente saga di Alain e Juliette, Cristina Contilli si cimenta in un romanzo storico-rosa di forte spessore, sia per quanto riguarda la ricostruzione storico-politica, sia per quanto attiene alle vicissitudini della Contessa Giulia. Ampia, ma mai monotona, la narrazione dei fatti veri, legati ad un capitolo importante della storia italiana ed europea denso di avvenimenti, con i quali si intrecciano le vite dei protagonisti.

Una parte degli eventi riguarda le imprese degli esuli ungheresi, che, in attesa di poter combattere per l’indipendenza della loro patria, si arruolarono nell’esercito piemontese, anche in posizioni di comando, per contrastare il comune nemico:l’Austria.

Fra questi, un giornalista e soldato, il colonnello Ferdinand Eber, realmente esistito, come testimoniano le memorie di G.C. Abba, nel libro: “Da Quarto al Volturno”, cronaca della spedizione dei Mille.

Questi diventerà il compagno ed in seguito il secondo marito della contessa Giulia Muravyov, (di origine russa, anche se nata a Torino, dove la madre si trovava in esilio, dopo la condanna a morte del marito), la protagonista del romanzo, che, per amore suo, si separerà da Theodor von Berg, altro esule ungherese, che avrà poi anch’egli una nuova compagna, una vedova con due figli , che gli darà una bambina.

Giulia è forte e coraggiosa, una figura che rappresenta una donna nuova, che partecipa come crocerossina alla Guerra di Crimea, dove perderà il figlio che porta in grembo,  dolore che la porterà a non voler più affrontare l’esperienza, per lei straziante, della maternità e che diventerà poi giornalista, a Londra, dove, per un periodo,  vivrà da sola, , curando una “rivoluzionaria”, per quel lontano 1868, rubrica per un settimanale femminile, dal titolo: “Quale dovrebbe essere il ruolo della donna nella società, mandateci i vostri pareri, pubblicheremo i più interessanti nelle pagine centrali del giornale”, un vero e proprio sondaggio, cui le lettrici risponderanno con pareri diversi, molti dei quali esprimono uno spirito nuovo, che non vede più la donna relegata in ruoli secondari rispetto all’uomo ed alla precludendole scelte autonome e carriere.

(Verrebbe da commentare, con ironia, esulando però dal tema della recensione: “Nulla di nuovo sotto il sole… quasi 200 anni dopo!”).

Giulia, secondo il parere di una collega invidiosa della sua indipendenza, può dedicarsi alle sue passioni grazie al suo alto tenore di vita e questo può essere anche vero, da un certo punto di vista, benché opinabile, poiché molte, nella sua situazione, preferivano gli agi alle battaglie sociali, ma il fatto veramente nuovo è che lei ritenga un suo diritto lavorare e viaggiare da sola e non una “gentile concessione” di Ferdinand, consapevole di essere stata sempre al suo fianco, anche nelle situazioni più pericolose, di avergli  dedicato molto della sua vita, di aver coraggiosamente scelto di separarsi da Theodor, per non vivere nell’ambiguità, per cui, nella sua concezione,è normale che anche lei possa realizzarsi come donna, oltre ad essere una moglie devota.

Giulia tornerà a Budapest con Ferdinand, che l’ha raggiunta a Londra, ammettendo di sentirne la mancanza, e lo farà certamente per amore, ma anche con la promessa di lui che potrà continuare il suo lavoro di giornalista.

Giulia non è soltanto una donna che precorre i tempi, ma anche una persona leale , che non accetta compromessi, che prima di avere una relazione con Ferdinand chiede a Theodor la separazione.

Ed anche gli uomini di questo romanzo sono, a mio parere, forti e teneri insieme, capaci di grandi slanci verso le loro compagne, come Ferdinand, che rispetta le legittime aspirazione della moglie e come Theodor, che, pur nella sua condizione di uomo pubblico, non si vergogna di rendere palese la sua storia con la nuova compagna e la nascita della loro bambina, situazioni e comportamenti non comuni per quell’epoca.

E se posso permettermi un’osservazione del tutto personale, mi è parso nuovo il modo di C. Contilli di affrontare la narrazione delle vicende e delle scene d’amore, descrivendo un sentimento fatto sì di erotismo, ma anche di passione e di tenerezza, dove i protagonisti non cercano unicamente di soddisfare i propri desideri, ma anche quelli dell’altro, soprattutto per quanto riguarda l’uomo verso la donna.

In questo Giulia è molto diversa da Juliette e dalle altre protagoniste della saga della Marchesina De Sade, dove la donna appare (com’era certo nella realtà di quei tempi) o come una moglie sottomessa anche nell’intimità, o come un’amante licenziosa, o come una prostituta-schiava.

Pur senza trascurare le sfaccettature, l’intelligenza, le capacità e le ribellioni di Juliette, Giulia si colloca su di un gradino più alto, verso la “liberazione  sociale, culturale, familiare ed anche sessuale della donna”. Insomma, i personaggi di questo avvincente romanzo della Contilli ci conducono per mano verso un’importante evoluzione dei costumi.

Un plauso all’autrice per tutto quanto fin qui espresso ed anche per questa ultima motivazione.
Recensione
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