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Alessia e Mirta
La
poesia di Raffaele Piazza ha una lunga frequentazione con la figura di Alessia,
immagine concreta ma nello stesso evanescente per il suo riproporsi in forme
sempre diverse, in bilico appunto tra il sogno e la realtà.
Questa figura
femminile è “fiorevole”, per usare un neologismo usato spesso dal nostro poeta,
perché ha dei fiori la bellezza gentile, grazie a cui rallegra il lettore
attraverso le mille metamorfosi del suo apparire. Di lei si può raccontare la
storia: è una ragazza giovanissima, ancora impegnata nei suoi studi, innamorata
di Giovanni con cui intreccia una storia d’amore in una continua scoperta di
posti e situazioni nuove. Potremmo dire proprio così: di scoperta in scoperta,
sempre con un animo aperto alla meraviglia, meraviglia che non può non
contagiare chi legge.
Di questa creatura poetica sappiamo anche che ha bisogno
di continue conferme, perché ha paura di perdere l’amore di Giovanni: è la
storia di Alessia, ma è la storia di ogni innamorato che conosce la precarietà
preziosa del sentimento amoroso. Ma Alessia è molto più della sua storia, è la
creatura che, nelle sue metamorfosi, esprime la pulsione di vita dell’autore.
Pulsione di vita che sembra interrompersi ad un tratto dall’irrompere dell’amica Mirta, suicida. Oscuri fantasmi suscita la vicenda di questa seconda figura
femminile che pone fine alla sua vita, buttandosi giù da una finestra, in un
volo senza ritorno.
La scomparsa tragica dell’amica apre un nuovo scenario che
non è solo di dolore, ma anche di un suo superamento, nella scoperta di luce che
fa sì che Mirta continui ad esserci. La sua è una figura sempre presente grazie
ad un sentimento che non conosce la frattura della morte ed è capace di
sostenere nella “fatica” della vita chi continua ad amarla, così come fa il
Plottino leopardiano dicendo al suo amico: “Viviamo, Porfirio mio, e
confortiamoci insieme”.
Qualche cenno ultimo al linguaggio di Piazza che
stupisce ad ogni lettura perché fortemente evocativo, ricco com’è di neologismi,
capaci di allargare la sfera della tensorialità e del poetabile. Ed è grazie
alla creatività della parola che le sue donne superano i dati contingenti, per
divenire figure del nostro immaginario.
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Recensione |
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