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Poesie controcorrente  e racconti in versi

È certo che sono controcorrente queste belle poesie di Fabio Dainotti! In un'epoca (solo una fase vorrei sperare, per quanto lunga) in cui la tendenza dominante è ancora quella di una “poesia” spoglia di significato, autistica, affidata atonicamente a vuoti segni, pretenziosi e ingannevoli quanto “I vestiti nuovi dell’Imperatore” nudo, del racconto di Andersen, la poesia di Fabio Dainotti è impressiva, evocativa, rappresentativa anche.

Ogni suo componimento è un quadretto di estrema vivezza: un incontro, un’emozione, una riflessione, un rapporto affettivo, un’ambientazione, sono fatti rivivere nella concretezza della loro effimera quotidianità ma con una valenza significativa che ci fa sobbalzare.

È la memoria involontaria alla Proust che rende così attuali, così interattivi gli episodi evocati: tratti dalla vita dell’autore, ci coinvolgono, li sentiamo nostri, “veri”.

Di quale verità? Di quella della poesia, la cui funzione è di rivelarci qualcosa che guardavamo con gli occhi d’ogni giorno, obnubilati dall’abitudine, e che non vedevamo.

Giustamente Carlo Di Lieto, nella postfazione, sottolinea che “il tessuto aureo di questo dettato poetico, è negli ascosi significati del rimosso” e che “l’intensità emotiva del verso è incontenibile”, generata com’è non da un referto razionale ma dalla pulsione del principio di piacere che li ha generati e che Dainotti, rielaborando freudianamente un processo primario, rigenera nel lettore.

Sì, è con genuino piacere che ho letto queste brevi poesie, nelle quali mi sono felicemente immedesimato per il tempo della lettura e poi, per un po’, a occhi chiusi.

Ulisse, 20/10/202

Recensione
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