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Neraneve e i sette cani
Un titolo ironico, che rovescia la fiaba (“Biancaneve” che diventa “Neraneve”),
ma un testo spesso tragico. L’autrice poteva scrivere un romanzo, ha preferito
un poema. Una forma letteraria desueta che affronta con metro moderno e grande
forza espressiva. Il tema è la violenza che subiscono gli innocenti, non importa
se persone o animali. I sette cani del titolo sono compagni di vita dell’autrice
e con lei hanno condiviso una certa cattiveria del mondo. C’è un filo rosso di
ribellione che percorre le strofe dell’opera, un’antipatia per le costrizioni,
per l’omologazione.
Un testo a tratti crudo e spietato, altre volte lirico e aperto a una
finestra di speranza. Non è poesia da esibire, ma un distillato di vita e di
identità che è raro vedere nel panorama letterario italiano.
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Recensione |
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