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Alessia e MirtaNell'ultimo libro di Raffaele Piazza, nella «vita nuova» (p. 9), rinnovata dall'amore, una figura salvifica di donna, Alessia, vola su un jet: «Scia bianca campita / nell’azzurro del cielo», jet, in cui, dopo l'attacco alle due torri, come viene specificato, «tutti sono buoni», forse per la sua presenza dedita all'amore.
Ha sedici anni nella sua forza e presenza vitali, trasmette semi di vita della quale è l'emblema: «sedici anni contati come / semi nel fertile terreno / a dare verdi piante». Il personaggio si caratterizza, infatti, per questo suo «riannodarsi / alla natura in fili di verde». Alessia è «lucelunavestita» (p. 16), Selene che raggiunge Giovanni, il suo Endimione, sulla «chiostra di monti azzurrini», dove è il bosco delle sacre querce. La quotidianità più nuda si riveste dei sacri panni del mito e il piacere è redenzione (p. 19). Subito dopo, a p. 20, compare nel libro la seconda figura femminile del titolo, Mirta, «nel fondale di una via / deserta pari a una dea /terrena». Anche il secondo personaggio, «donna dei boschi» (p. 40), è consacrato all'amore («Mirta, ragazzina di 44 / anni dai molti amanti»), ma come è noto la pianta del mirto è collegata, oltre che a Venere, al simbolismo funebre ed è piuttosto con il secondo senso che si spiega la scelta del nome, trattandosi di una giovane ragazza suicida. Alessia, infatti, si abbevera «a un filo di compassione / per Mirta suicida» (p. 24), versi in cui è facile leggere un omaggio al Montale di Notizie dall'Amiata: «i porcospini /s’abbeverano ad un filo di pietà». La contrapposizione delle due figure femminili, che disegnano le «trame infinite della vita» (p. 27) e della morte, racchiude il senso del libro, contrapposizione tra il «raccolto» dell'amore tra Alessia e Giovanni, una nuova vita che nasce, e le «ceneri inutili» (p. 24) di Mirta, poiché è ritenuto inutile, ai fini dell'amore e del progetto della vita, il gesto del suicidio. L'intrecciarsi di vita e morte continua nella simbologia dell'«albero cavo», la bara dove in antichi riti venivano seppelliti i morti; Giovanni aspetta l'amata all'appuntamento «dove sta l'albero cavo in esatta gioia» (p. 27) per sfuggire alla morte e rinnovare l'amore, rito che ossessivamente si ripete per raggiungere «l'estasi fiorevole (la gioia)». La dimensione «equorea» del sogno di Alessia, distesa tra l'azzurro del cielo visto dal jet e il mare di Napoli «accarezzato» dal Parco Virgiliano – temi da sempre presenti nella poesia di Piazza – si infrange dolorosamente nel volo verso terra di questa creatura che sceglie inaspettatamente di morire, lanciandosi dalla Reggia di Caserta:
Anche questo personaggio, nella trasfigurazione che il poeta opera del vissuto dell'amica e della sua tragica morte, episodio reale di cui è traccia nella cronaca dei giornali, reca un messaggio di gioia:
Il mistero della sua vita e della sua morte, ora che Mirta esiste «più di prima», appartiene ad una dimensione superiore: «anima di ragazza e di Dio». Non è, quella di Piazza, poesia di un vitalismo pagano, essendo da sempre iscritta in una salda fede, in cui l'arte è «vita e battesimo / perenne». E la vita, nella conclusione del libro, sembra essere una breve e festosa corsa sull'autostrada per un ferragosto allietato dalle gioie dell'amore. Gioie che non si possono cogliere senza pensare all'ultimo nostro viaggio e a quelli che come Mirta ci hanno preceduto nella meta finale. Giustamente Alessandra Paganardi, in una recensione al libro in «Frequenze poetiche», parla di un percorso di maturazione che si realizza nella protagonista:«Le poesie costruiscono in qualche modo anche unBildungsroman, anche se i tempi non vengono mai precisati: l’adolescenza resta in un’epoca sospesa, ma iltelosdella vita è l’adultità con tutto il suo grigiore (quell’abito nero che Alessia, già presaga del dopo, indossa sotto i vestiti della gioia)»:
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