| |
Cappuccio rosso poesie
Pulsa
violenta e ancestrale una liturgia della vita, di rinascita in questa plaquette
di poesie civili e familiari di Fausta Genziana Le Piane, tutte dedicate alle
donne.
Intenso il tono da ballata del ricordo nella poesia eponima, Cappuccio
rosso, dedicata ad una giovane curda,Barin Kobani, caduta nella lotta
contro l’Isis, in cui lo specchiarsi crea non solo un dialogo forte, che alla
dolcezza lirica, alterna la cruda ferita-appello contro violenze e stupri.
Vieni / mi dici / “siediti”/ qui nel mio grembo / affinchè possa carezzarti / ma il
tuo ventre è squartato / e nello specchio / si riflette un foro profondo. E
teatralmente lo scempio si compie tra risate e gesti d’esultanza di uomini
armati che in tenuta militare /... su un pavimento di cemento / ti definiscono
bottino. / Bottino / sì / ricco di sangue rigeneratore… Mi lasci l’eredità di
cullare / generazioni nuove / di cantare nenie mai udite / di nutrire / con fluida
e bianca manna.
Ecco che la scena violenta ed estrema assume
antropologicamente la catarsi di una rinascita, un inno al futuro, a generazioni
nuove capaci di maggior comprensione ed integrazione. Questa è la poesia
decisamente più forte e vibrante della plaquette, nella prima sezione poi altre
vittime dell’intolleranza religiosa mediorientale vengono ricordate, In versi
brevi e secchi si rievocano stragi, barbarie, ma anche delicate immagini di
integrazione come nel caso della ragazza Halima.
Nella
seconda parte della silloge trovano spazio delicati ed intensi ricordi familiari
per la figlia e per i genitori ed altri parenti come zia Aurora, tratteggiate
nel tempo sospeso della durata affettiva.
| |
 |
Recensione |
|