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Confine non come barriera, ma piuttosto come corpo vivo che
vede/ascolta, la diversità è il ventoso cantiere per chiarire, come misura ricca,
i limiti della propria geografia interiore, divenuta memoria. E nella poesia l’umore in verbis
delle cose sviluppa, attraverso l’arte, schegge di bellezza. Questo il fascino
sottile dell’ultima silloge di Marilla Battilana, che innerva nella tradizione la cumulazione
di immagini e suoni del nostro presente. Si prenda
Colonna sonora,
la poesia che apre la raccolta, nella sezione Visioni ravvicinate,
Tempi. Tempi di lettura. Di ascolto. Passi lungo la strada dura | di ogni giorno. Leggi. Ricalca il filo
| che nella mente collega,
rimprovera, eccita, disturba. Incessante vaniloquio che sale dalle pagine di un
giornale, che scende dalle immagini parlate parlanti di muri fra esse contrastanti a
sopraffare… Il ritmo si fa storia convulsa e proteiforme del nostro tempo, di confine,
appunto, in cui la parola è sì retoricamente giostra di contraddizioni, ma la retorica
dell’enumerazione serve a pensare, a dire umori odori ed orrori dei conflitti e delle
crisi del presente o del passato prossimo del confine di sangue tra due millenni, come in
Cantata di Natale 2006 Io non volevo non vorrei | scriverlo, mi ritraevo al pensiero
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stesso di rivelarlo, non è argomento | mi dicevo atterrita adatto alla poesia: ma spinta e
forzata controvoglia ansiosa di liberarmi da questa verità astiosa che | ha nomi e
forme differenti | di paese in paese…uguale la sostanza nei millenni. Sono maleodoranti
| i morti. Bruciarli seppellirli | gettarli nel profondo di un oceano….. non serve.. fino a noi ne
arriva il tanfo micidiale….Poesia
senza virgole che ferisce nella sua dura oggettività.
Termini e immagini forti, anche sul piano fonico, per dire la poesia civile – favola d’orrore come in Sherazarde,
Domani a quest’ora sarò in viaggio | verso
la gran babilonia, il caos e l’amicizia. Criptato nell’animo | il
sospetto di un possibile eccidio. Incidente provocatorio di un mondo fuor di sesto, del
senno di poi stracolmo, di varchi impassibili….. A oriente Sherazarde racconta favole
grondanti di sangue.
L’impegno poetico della Battilana si dispiega poi nelle altre
sezioni, si fa ricerca (La ricerca di chi
avanza negli anni | lotta contro il tempo | si fa ctonia, subliminare ansiosa. | Vaga per fiumi carsici dell’anima
| vuole segreti non
noti al vento…).
Domande su cosa la poesia sia
incontro di cerebri e precordi,
ma anche vuoto, cioè insieme rutilante di cose ed azioni, marcate ironicamente dal
non. Non scelta. | Non ricerca. | Disvalori,
posti in modo scalare nella versificazione. Si individuano nel viaggio dell’anima e delle memorie di una vita, le amiche, con
ironiche enumerazioni e litanie, in cui spicca il disincanto amaro e quindi carico di
umore, del verso conclusivo dell’Omaggio a
Edgar Lee Masters,
Il profumo delle zagare è costoso;
gli amori, ridotti a fisica quantistica
ho molto amato il primo formichino, poi
hanno avuto luogo minori tragedie.
Disincanto e ironia nella passione e nella psicopatologia amorosa di tante umane particelle viste come
formiche
-che-
a tratti s’incontrano e si amano… O infelici convivono,
proprio come quanti di un cosmo inquieto. Un tocco di sapiente tradizione si ha in
Esercizi alla tastiera,
tra i sonetti più intensi,
Croci, sofferta
meditazione religiosa e Canto
profano, in cui emerge la
sofferenza del comico, l’umorismo amaro dell’autrice, a proposito del mercimonio sotto la
luna.
Non sarebbe però terra di confine se ella non dedicasse una
sezione al Friuli in cui abita. Immagini intense e preziose, in
la Cjasa,
e ancora umorismo come succo e colore delle cose, filtrate nella memoria, in lode,
La casa nuova
e nello splendido e straziante Vajont,
in cui si riassumono poeticamente
gli elementi della poetica umoristica e dolente di Marilla Battilana, voce intensa e discreta del
nostro tempo.
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Recensione |
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