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Brace sulla sabbia
Nomade onda di conoscenza e di emozioni, Leda Palma, in
Ingiurie e silenzi, ci fa assaporare un vento di versi inquieti di paesaggi
nella storia. Il suo viaggiare spazia dalla contemplazione di deserti resi
paesaggi dell’anima. Sono qui dentro l’wadi | a invocare la pioggia
| so che i
demoni l’hanno rapita | …. gli occhi affondo nei millenni | scorro con l’acqua sul
palmo del fiume | verso una morte inesistente. Il senza tempo archeologico e
naturale diviene però orizzonte civile di sabbia e di lacrime, frutto, specie
nel Medio Oriente, teatro di profonde crisi interculturali, di guerre
asimmetriche e falsamente chirurgiche. Dileguano le stelle frustate | dalle
bombe | è certo allora l’inferno | quando la ragione decide | di infeltrire
irrompe l’wadi lacrime e sangue. Ingiurie quindi, La sicurezza non
è | l’insicurezza dell’altro – a chi non ha sarà tolto anche | quel poco che ha.
Tornano, qui e altrove, nel libro, toni biblici vetero testamentari di saggezza
e crudeltà. E siamo ancora nella terra di Sion! In quella Palestina, ieri
filistea, oggi panaraba in nuova sofferenza di spazi e di idee con il nuovo
stato d’ Israele. Gli scenari della storia contemporanea danno però modo alla
poeta di modulare la propria ingiuria civile attraverso toni di accesa
musicalità, di parole-lama che feriscono, si pensi alla lirica polimetra
Miniera di pietre. Questa violenza di spade si allarga al paesaggio, alla
notte, E’ spada stanotte la luna che snuda il coperchio di me … luci su
milioni di stracci dove | strisciare si legge esistere | e la luna è il colore dei
morti.
Rifulge in questa bufera d’odi e di lacerazione il silenzio, lo
stupore, il visomattino della Parola. Si coglie l’importanza di un
sagace uso della vena mistica orientale che, da Rumi ad Adonis illumina
l’antropologia del sacro, lo spirito di un nuovo dialogo inter religioso e
culturale. E in quest’ottica si colgono suggestioni importanti, penso ai cori
di Storia lacerata nel corpo di una donna opera recente del grande poeta
siriano. Cadaveri, preghiere. Ci sarà un’esplosione che conduce all’estremo
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confine? Discesa, passanti confusi che hanno legato il filo dei loro giorni a
resti di ossa. Gilgamesh demolì la propria casa. I suoi piaceri migrarono … Dite
la fratellanza è uccidere nella saggezza della rivelazione? Anche nella
Palma il silenzio è fertilità femminile e insieme urlo nero di ferita
immedicabile. Maternità al Calvario, appello alto a Dio, è il tema dell’ultima
intensa lirica in cui il silenzio e l’ingiuria si fondono in una grammatica
dura, ma ventosa di simboli di speranza, come è nel linguaggio della profezia …
diglielo che a morsi | ci strappa la vita … ma pure percorso nuovo | non più
mine nel cuore | ma stelle a formare | ad ogni tuo respiro | per dono e sia per
noi | conquista. In questa prospettiva di parole nomadi per il nostro
presente va infine colta la suggestione di un eros che si fa vento di luce, si
veda l’intensa forza di sensazioni naturali in Scorrono veloci le dita sul
rosario, che molto riprende del vigore complementare della mistica e
dell’eros del mondo sufi .
Tuttavia la forza maggiore del libro la si coglie
nell’essere versi di salvezza inquieta per i cascami di civiltà, la nostra,
globale e straniera, in cui si muovono gli scorpioni della notte in cerca di
anime da seccare avanti e indietro nella mente. L’Autre è
divino, straniero, il vento, non il poeta, inteso come certificatore della
finitudine, dunque non manovra i sogni. E verso questo altro, fatto di storia e
di metafisica solitudine di luce va pellegrino d’oriente occidentale a cercare
un’unghia d’avvenire, a inventarsi un altrove, il tempo che non
avaria, l’immaginario che dà il benvenuto al viaggio e al lunario dei giorni
feriali concede la festa del verso. Sogno fatto alla fiaccola di stelle di …
ragione.
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Recensione |
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