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La Parola accanto

Cerco nella lingua / i luoghi del non detto / senza senso proferisco / saltando di catena in catena / qualche anello … Questo breve, ma intenso testo, tratto dalla silloge Quasi convinto, mostra con chiarezza la poetica di Antonio Padula. Consapevole della forza psichica che irraggia l’orizzonte del significante, Antonio Padula procede anche in questa sua ultima raccolta di versi, La Parola accanto, la cui composizione risale però ai primi anni Ottanta, a farsi catturare dall’inessenza, a tessere artifici verbali, in cui la parola si fa spesso isolata scorie di realtà che barluma tracce di un cercarsi, nella reificazione del linguaggio, che diviene voce versicolare del sé più profondo, poetico ed emozionale. Dislocati / nei cupidi rialzi /avanzi / d’oltrecampi / e balbuzie / facezie / sul disbrigo dei messaggi.

Traspare evidente la giocosa eredità di certe suggestioni post sperimentali, che si ritrova anche in versi come e tutto si compiacque / nei formulari / ah disinteresse / distacco / distensione a spiragli  / il tuo agghindare a scarti, scalarmente disposti, per accentuare effetti formali e retorica antilirica. Attraverso questi ed altri versi, cogliamo però un divenire flessile di un dialogo che rivela mondi per mezzo di efficaci immagini corporee, quale ad esempio, risacca che infierisce nelle iridi o nel tuo corpo  / l’odore / dei tuoi vizi.

Con abilità Padula usa verità allusive, per citare un’altra sua recente raccolta, in cui filosoficamente il gioco dei pieni materici si bilancia con lo svuotamento desolato del circo verbale che maschera, sociologicamente, la crisi acuta tra arte e vita del tempo presente e non solo.

Ecco, dunque, uno dei motivi di attualità inattuale della pubblicazione tardiva della silloge che riflette, sulla sete di luce nascosta non religiosa, ma ontica, di una Parola accanto alla poesia, capace di riverberare sin dall’esordio, il circo di sintagmi in corda tesa di una luce verbale di sé; fioriscono allora, come steli indicatori, i deittici, che s’incastonano, vivide dichiarazioni autentiche di poetica, sin dalla composizione iniziale. rivolto in quel modo / in quel certo disegno / da investire / in farsi ombra / come un passo dal bordo / che interroghi / quel nulla / che si mostra.

Clausola finale efficace nel suo ossimorico essere paradossalmente anelito di inessenza. Essa però rappresenta forse nel mondo psicolinguistico l’ essenza e insieme la cifra di Antonio Padula, che ha dunque nella nebbiosa certezza di dire il mondo,cioè il barlume possibile, la lanterna della parola accanto. Il sospetto della luce.

Recensione
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