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Parole in sogno.
Colori e suoni nella poesia di Georg Trakl

Die Blaue meiner Augen ist erloschen in dieser Nacht
L’azzurrità dei miei sogni s’è spenta stanotte

*Nachts, trad di E. Pocar

“Elis, quando il merlo nel nero bosco chiama, / questo è il suo tramonto. / Bevono le tue labbra la frescura della sorgente azzurra. / Lascia, quando dalla tua fronte spiccia il sangue, /

le leggende antiche / e l’oscuro commento del volo d’uccelli... / Ma tu con morbidi passi entri nella notte / tutta greve d’uve purpuree / e più bello muovi le braccia nell’azzurro. / Un roveto risuona / dove sono i tuoi occhi lunari. / Oh, da quanto Elis, sei deceduto! / Il tuo corpo è un giacinto / in cui un monaco affonda le dita di cera. Una nera caverna è il nostro silenzio.”

(Al fanciullo Elis, trad di E. Pocar)

Questi versi, dedicati al fanciullo Elis, precocemente scomparso, appaiono centrali nella visione di Georg Trakl (1877/1914). In questa fiumana di parole in sogno, il poeta rende l’infanzia trasfigurata in un azzurro crepuscolo di segni e immagini, riflesso di una natura quasi smarrita, che balugina simboli da decifrare e ridefinire attentamente, per ogni uomo che voglia dirsi e sentirsi moderno.

Come lampo allora di salvezza, per denso paradosso ermeneutico, resta proprio il silenzio dell’espressione… Lo Schweigen, il silenzio più teso e profondo, l’inadeguato forse a dire il flusso della vita, e che ci resta sublime mistero insondabile.

Attraverso i valori e i nessi poetici di un dramma d’esperienza totale, che si frantuma e poi ricompone in colori e suoni, penetriamo così nell’heimat spirituale, nella spirale e nel bozzolo compositivo del poeta austriaco. In un mondo in totale dissoluzione, Trakl dice infatti la fine della Stille, il silenzio della pace, infranta oltre il frastuono del tempo.

Nella poesia di Georg Trakl pare così che la vera ombra sia proprio la luce, in virtù non solo dell’importanza poetica del significante, insito nel legame tra colore e suono, ma in un significato che si configuri, altresì, come una accesa metafisica cromatica.

Va da sé che ciò aprirebbe vastissimi orizzonti d’indagine: dalla letteratura alla filosofia, alle arti, servirebbe insomma una visione enciclopedica, una Weltanchauung di ricerca così da mappare le aree più disparate.

Questo saggio vuole solo dare alcuni primi spunti di riflessione sinestetica, analizzando qualche testo esemplare di Trakl, in cui più vistosa si evidenzi la marca estetica del colore, e in particolare, le arcane valenze dell’azzurro.

Il termine Blau, negli scritti dell’autore salisburghese, ricorre infatti con una evidente, significativa frequenza: come a segnalare un perno forte ed ambiguo, al contempo ermeneutico e certo non solo cromatico, della poetica di Trakl. Il tema del Blau acquista, in questi versi straordinari, la forza estrema, radicale, della quiete e del silenzio.

“In azzurro cristallo / dimora il pallido uomo, la guancia appoggiata alle sue stelle. / O piega il capo in purpureo sonno / ma sempre commuove il nero volo degli uccelli / il contemplante, la santità dei fiori azzurri, / ripensa la vicina quiete di cose obliate, angeli spenti. // Di nuovo annotta la fronte in pietrame lunare; giovinetto splendente / appare la sorella in autunno e nera putredine.”.

(trad. di Vera Degli Alberti)

E questi versi, ben si riaccostano al viaggio del ricordo del fanciullo Elis, citato in apertura. Prova testuale significativa il nodo sintattico nell’originale Ruh und Schweigen (quiete e silenzio); e quell’assolo, In blauen Kristall, in cui il pallido uomo dimora. Si veda, a fortiori, anche come torni il lemma Schweigen anziché la Stille!

Un denso cromatismo crepuscolare, evoca poi il breve testo di Rondò, che apre la sezione di Sogno del Male, nelle Poesie di Trakl:

“L’oro dei giorni è tramontato / i bruni e azzurri della sera: son morti i flauti del pastore / gli azzurri e i bruni della sera / l’oro dei giorni è tramontato.”...

(trad. di E.Pocar)

Molti sono i timbri impressionistici sul paesaggio, che viene reso come tale, con le sfumature del vento dell’anima, insomma sentito, dipinto dal poeta, come un pittore; specie quando numinoso, di Dio l’azzurro respiro alita (il che rende l’originale, Gottes blauerOdem weht).

“Segni, rari ricami / dipinge svolazzante aiuola / di Dio l’azzurro respiro alita / entro la sala giardino / entro il giardino sereno. / S’ innalza una croce nel selvaggio vino.”

(trad. di Vera Degli Alberti)

Ecco un altro eloquente passaggio poetico in cui il quadro sognante del giardino al crepuscolo, si tinge d’un soffio di vita, nella morte, della natura e dell’uomo.

Ancora il paradosso del Silenzio profondo, che apre accentuate espressioni di cromatismo metafisico.

“Un alito mi fa tremar di sfacimento (Verfall) rabbrividendo al vento si piegano astri azzurri.”

Dunque in Trakl, come in altri poeti – si pensi su tutti a Rilke – la luce è sovente parto dell’ombra. L’Amore, il Sacro, la Vita, hanno bisogno di Silenzio!

E tale stato creativo, influenzato o meno da un divino soffio metafisico, è essenziale nella poetica, specie tedesca: basti pensare agli esempi più sublimi e tormentati, come i casi di Hölderlin e Novalis; fino all’opposto, in Nietzsche, della morte di Dio.

Apre poi interpretazioni assai diverse sulla ispirazione del poeta questo celebre distico, oggetto anche di un’affilata, ardente crux esegetica e querelle traduttiva.

Stirne Gottes Farben ,träumt // Spürt des Wahnsinns sanfte Flügel.
“Ché, dalla fronte di Dio / nascono colori e ali tinte di follia.”

(trad. di Vera degli Alberti)

O nella variante, non da poco filologicamente parlando, di Pocar:

la fronte sogna i colori di Dio, sente le dolci ali dell’insensatezza.”

È comunque nell’oscurità, infatti, che “l’anima tace (schweigt) l’azzurra primavera / fra gli umidi rami serali / si chinò in brividi la fronte degli amanti.”

E le ombre azzurrine son sempre come fate, creature di sogni, tra la morte e la vita, confusa nebbia d’ombre.

Un tema, questo del patetismo dell’infanzia sognante, assai diffuso nella cultura mitteleuropea, e che richiama in prima istanza il libro prezioso d’arte grafica i ragazzi sognanti, di Oscar Kokoschka, e davvero molte importanti pagine di letteratura, da Hesse a Mann, alla fulgida poesia di Rilke.

Ovviamente, nell’estremismo spirituale e vitalistico, il tema del Blau offre poi altre e intricate vie di una selvatica, diciamo, primordialità futuribile: come la fiera azzurra, che evoca ascendenze nicciane ben presenti nella cultura di Trakl e degli artisti espressionisti, o in genere, dell’avanguardia storica europea… Così come nel mondo tedesco, echi altrettanto estremi, dal crepuscolarismo al nichilismo, si trovano nei versi di molti altri autori, tra cui, ad esempio, Stramm, Klemm, o Alfred Lichtenstein.

Un discorso a parte, per motivi quasi opposti, meriterebbero almeno Heym e Werfel...

In conclusione si è offerto un viatico di lettura di alcune liriche di Georg Trakl, quelle più segnate dall’ansia per un azzurro sogno. Più avanti, crescerà in lui lo spaesamento ammutolito di morte, o meglio di un passaggio verso altre orrifiche, angustiate dimensioni: di una nebbiosa luce in cui giardini e paesaggi urbani, o propriamente della sua anima, si disfano rinascendo cruenti verso, dentro campi di battaglia celesti, ma poi agonizzanti…

Come nell’ultimo suo componimento, sull’orrore della guerra, nato dopo la feroce battaglia di Grodek (come ufficiale medico, Trakl assisté, da solo, un centinaio almeno di feriti squartati, mutilati). Ma nella carneficina emergono, lirici…

“… i laghi celesti, sui quali rotola il sole/ più lugubre / abbraccia la notte i guerrieri moribondi, il lamento selvaggio / delle loro labbra straziate… // Il sangue versato, frescura lunare”...

(trad E.Pocar)

Ecco, in questo specchio sinestetico come delle arti tutte, il verso lirico e patetico di Trakl lanciarsi in una danza macabra e celeste; salire quasi sul cavallo azzurro dipinto da Franz Marc, e all’unisono evocare, salutare il Pierrot lunaire, celeste e struggente esito del nuovo timbro musicale, atonale di Arnold Schönberg.

Indicazioni bibliografiche:

G. Trakl, Poesie, a cura di E. Pocar, Rizzoli, Milano, 1974.

G. Trakl, Le Poesie, traduzioni a cura di V. Degli Alberti e E. Innerkofler, Garzanti, Milano, 1983.

Poeti espressionisti tedeschi, dai precursori ai dadaisti, a cura di M.T. Mandalari, Feltrinelli. Milano, 1970.

Poesia tedesca del Novecento, a cura di A. Chiarloni e U. Isselstein, Torino, Einaudi, 1990.

L. Mittner, L’espressionismo, Laterza, Bari, 1997

I. Porena, La verità dell’immagine. Una lettura di G. Trakl., Donzelli, Roma, 1998.

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