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Postfazione a
Schizzi di memoria
di Marisa Pelle

la Scheda del libro

Paolo Carlucci

Poesia che veglia un fuoco segreto di ricordi e si fa parola … La Pelle attinge quanto basta al solco di un ermetismo ormai storicizzato, indulgendo sì al colore e alla ritmicità del suono, ma resta forte in lei sempre l’ emozione del cuore in ombra che ha visto spiragli di luce nel mondo della storia e dell’arte. E’ il caso di questa nuova ed impegnativa raccolta di versi, Schizzi di memoria. Ma proprio arte e storia sono varchi per attingere come voci le acque del Lete. In primo luogo torna,musa d’affetti la madre, cui molte poesie son dedicate. Mi si increspa il tuo sorriso / tra le ciglia / se ti rivedo madre in un interno / seduta a leggere / … Immagine riflessa da uno specchio / fotogramma illusivo / Come nel dipinto di Carl Holsoe / cornice vuota dentro la cornice / Poi ricade il silenzio del giorno / trinato di penombre.

La formazione classica della Pelle permette sin troppo facili rinvii non solo a quel mondo greco latino, così presente nella sua precedente silloge Tavolozza, ma a sapienti echi letterari antichi e moderni, non a caso riecheggiano temi eterni della poesia. Il folgorio di luce che si fa trina di parole, canto di memoria ed arte, già ad esempio in Quasimodo o soprattutto nella poesia di Kavafis. Ma torniamo a questi Schizzi di memoria in cui i testi sono articolati in tre sezioni. Nella prima, Tra partenza e approdo prevale la dimensione più forte del ricordo familiare, ma stilisticamente nella cartografia dell’anima si riscontrano versi spesso di lessico ricercato e volutamente antico (Rapinoso un canto …; s’inostra alle pareti, o tecnici, come E il baglio tiene la fiancata, o versi didascalici come E la figura si fa ”grafema” del dipinto Nudo blu IV di Henri Matisse cui soccorrono immagini più quotidiane colte però sempre in una liturgia della parola – ricordo, a volte calco o reminiscenza scolastica.

E’ tuttavia nella seconda sezione Sul crinale della storia il passaggio nodale di questa esperienza poetica che si allarga a temi civili di ricordo di stragi e violenze quotidiane e locali, è il caso dei versi in memoria di Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia calabrese assassinata a Milano nel 2009 o quelli per Roberta Lanzino,studentessa violentata ed uccisa nell’estate del 1998, in Calabria e collettive. Con versi dedicati alla memoria dell’olocausto o alle tragedie più recenti di migranti e di stragi del fondamentalismo islamico, in cui le donne son spesso vittime di brutali sevizie, come nel caso dell’iraniana Reyhaeli Jabbari. Anche in questi casi il lessico è alto e studiato. La verità diffrange il muro d’ombra.. Densa s’affolta agli occhi la caligine, Notte interminata notte.

Per chi intende la poesia come pictura è importante lo sguardo all’arte e così in Fruscio di colori, l’ultima sezione la poetessa passa in rassegna numerosi quadri di maestri da El Greco a Turner a Chagall con cui intesse dialoghi profondi ed inquieti, osservazioni di dettagli, resi sempre con un linguaggio spesso aulico ma misurato poco diretto ed emozionale però del mondo della poetessa, che si cela, si esterna per astrarsi nel sogno visivo. Poesia dunque che nel clangore della memoria ha il suo colore più vero e lirico, definirei così la cifra di Marisa Pelle che, dopo Tavolozza,, ci offre questi nuovi versi, che sono tuttavia nel cammino poetico della Pelle un importante ampliamento d’ orizzonte, coinvolgendo quell’occhio archeologo e privato, tipico della prima silloge,al mondo, degli affetti e del nido … materno in particolare, Nave ammiraglia madre / or volgi il remo a questa rada / a riscrivere del cerchio / la parte mancante (Mannelli d’alba) cercando, in modo raffinato, il battito del ricordo anche nel gran quadro del mondo di cui molte sue liriche nuove sono manifesto chiaro di ascesa verso contesti sociali, finestre attualizzanti nelle balze del Parnaso delle lettere.

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