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Storie sogni e segreti

Fuggiamo sempre dal paradiso / che abbiamo reso inferno. / Fuga senza fine. / Ed è la sofferenza umana / che fa di te isola dell’anima. Amara voce del disincanto mitico, Helene Paraskeva, corrosiva visitatrice dell’isola dell’anima, dà forza al suo canto ribelle, contaminando con effetti visivi e sonori, quel nodo di passato e presente, che sempre assale chi affronta modernamente l’archetipo del mito. E l’essere greco è uno stimolo in più, problema e risorsa. Ogni poeta neo-greco è un … pronipote di Pindaro che oggi ha una sorta di obbligo: fuggire dall’idealizzazione, per rientrarvi ma in modo nuovo e graffiante, col coraggio del verso: Adesso umani in fuga / trovano in te rifugio. / I loro panni scoloriti, / stesi ad asciugare, lisi, / violano l’atarassia / delle agavi immortali.

E così in questa prima sezione, Storie, del suo ultimo libro, bilingue, italiano e neogreco a fronte, la Paraskeva affronta senza retorica la tematica di profughi e migranti del nostro tempo, ricondotti a faro verbale, oltreché biologico, dell’esistere, come autentica prova di resistenza. … Alle piaghe, / i morsi dolenti / resistono. / Agli incontri, / le spiegazioni, / all’insostenibile, / infinita noia. / Resistono. / Esistono.

E proprio nei versi ispirati a questi nuovi forzati inquilini delle onde avvertiamo il filo della Storia, come testimonianza civile che si fa epica di stracci foderati / di sangue raggrumato. E così la fuga si fa necessità per questi profughi tra le barriere che, ulissidi senza deità, vivi risalgono l’abisso / un po' prima della fine. E la nèmesi greca si delinea ondosa, inesorabile forza di destino-natura. Tirano i dadi le onde / ora vita ora morte.

La Storia torna come memoria e provocazione nella casa del Tempo. Noi insistiamo a ricordare, / ritornare, / rimembrare tutto. / La Storia importa.

Ma nell’opera della nostra poetessa conta molto la dinamica del gioco verbale, la teatralità di immagini rubate al mito e riusate con scanzonata forza trasgressiva: si pensi a testi come Licantropo, Processo o al Canto del vulcano, con interessanti accostamenti di immagini naturali e tecnologia che vola e galoppa. O anche ai molti sogni, pur pieni di richiami al mondo di Shakespeare, ma sempre densi di humor, come il vivace richiamo al mito de Il senso del momento in cui le impronte di Omero sono occhiate di guardone sulla giovinezza delle “Lolite, solubili all’istante”. Attimi di risa, questa giovinezza affiliata, diremmo, con gli arcaici poeti greci, ma rivisitati nel caos disincantato della nostra modernità.

Recensione
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