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Tibet degli ultimi

Scalzi nella luce

Nel manierato lacrimatoio della poesia cosiddetta di pensiero occorre avere occhio per chi cerca, nel dolore, l’urlo del silenzio che fermenta crisalidi di alterità. La misura ricca dello spirito che odora di luce e trasforma la sconvolgente realtà di chi soffre in compassione nirvanica è la cifra lirica dell’intenso volume di versi di Roberto Carifi, Tibet, (Le Lettere, 2011). La metempsicosi è supporto essenziale di una serie di stazioni di passaggio che educano il cuore e la mente. La piccola mano si dona | a chi danza, a colui che sta per morire |… e prende il largo insieme ai tafani oppure alle cerbiatte | insieme a tutto l’universo. Il percorso nella sofferenza è pensiero segnato dalla natura, dalla voce della neve che gemma il nulla di sospiri d’infinito. Sin dai versi iniziali Scopri dov’è il nulla, | dov’è la tua divisa e la tua neve | poi comincia a salire sempre più su, fino all’aperto | e da lì senti l’ululato | che piange, che piange | ti sentirai trasformato | fino alle braccia spalancate il nodo di pensiero si fa esistenziale ricerca di un più largo sentire in cui il dolore fermenta spore di luce nel perenne divenire e ciò si evidenzia in un altro passaggio di rara efficacia. Incontrerò la grande sofferenza | nelle mani e in tutto il volto, | entrerò nel grande dolore | e davanti all’uscio piangerò | prima che mi lascino passare | che mi chiedano da dove sono venuto | se oserei fermarmi lì, dove c’è solo neve.. allora sarò sulla montagna | e abbraccerò tutte le ferite … | non ci sarà patimento in tutto questo, | solo alberi sterminati di conifere. Il poeta compie un pellegrinaggio in cui si vedono vastità infinite e cristalli di miseria inaudita. I corpi disfatti vanno lungo i fiumi e, secondo la prassi della metempsicosi, si alterano in un fluire perenne del Sè . Le metafore del linguaggio aiutano la resa di una dimensione mnestica del sacro vento di luce che scintilla il silenzio. Il nulla è pienezza, si veda Ho perso tutto e le altre poesie esemplari della sezione Samadhi. La metanoia procede per vette altissime e la geografia dell’anima si disegna attraverso monasteri colti come nidi di luce che rigenera. Guardo la pianura. Sono monaci che vanno | di luce in luce abbandonando i segni della guerra. | I volti di bellezza ora che tutto hanno abbandonato. Si colgono arditezze linguistiche per esprimere lo stupore dell’abbandono Io mi trovo là e ascolto il silenzio … origliato alle porte che danno sui morti. Attraverso queste ed altre straordinarie emozioni il poeta si fa interprete autentico di soste e riprese nel rifiuto che sale al cielo divenendo via, via parte attiva di una ricerca che trasfigura la grammatica e l’anima. Universalità e sintesi sapienziale, tipica di una lunga tradizione della poesia e della filosofia orientale, un nome per tutti, Tagore, è evidente nella memoria, ma attualizzata in senso alto e mai banalizzata, superando agilmente l’idea di una versificazione d’occasione interculturale per donare gemme poeticamente intense di pensiero e di vita. Il poeta recupera la memoria del proprio divenire, si fa ombra della lampada, non vate, ma pastore che cerca nell’acceso silenzio di un dolore che si trasforma e trasforma, la disponibilità ad essere nel flusso vitale.

A conforto della positività di una poesia che nella sintesi dilata vasti orizzonti di vita e di pensiero si colloca anche il nuovo libro di Leda Palma, la quale, in Tibet degli ultimi, dà voce alle proprie emozioni dapprima attraverso raffinati haiku tibetani e, in un’altra sezione, Tra gli dei sospesa, ad altre brevi, intense composizioni che marcano ulteriormente la forza poetica dell’autrice friulana. L’edizione si presenta in doppio testo italiano ed inglese e sostiene l’attività di Amnesty International. La gabbia metrica del mirabile giardino che vede e sente il mondo nel bonsai di sole 17 sillabe, calibrate in schema 5/7/5, consente vertici assoluti di poesia. Qui essa è esercitata in modo assai originale, ampliando l’orizzonte del kigo stagionale, tipico della tradizione giapponese. Molti i temi del libro, pur nel rigore metrico del genere. Si spazia dalla preghiera iniziale Lieve d’anima | a spaziare preghiere | in cima al sole, a drammatici scatti civili: Giardino di sorrisi | assassinati, | donne e bambini, cui segue, Basta un respiro | periferia del mondo | ed è massacro. Più liriche e potenti, in questo clima, i paesaggi naturali del cosiddetto tetto del mondo. Sull’alta vetta | gioia d’esser vicina | posa la luna. Scende la sera | sul rosso del Potala | piovono luci e infine a chiudere questo trittico Un’ eternità | sfogliare l’Himalaya | ciliegio in fiore. C’è nella convenzione della forma vivezza d’affetti ed un occhio profondo dice, in un soffio di luce, il mondo, come appunto teorizza la scuola dell’haiku più autentico ed universale, da Basho a Kerouac. L’opera della Palma, come si evince sin dal titolo, riflette anche forti ansie legate agli scenari geopolitici dell’estremo oriente. In essi il conflitto sino-tibetano ovviamente predomina. E’ quanto emerge, specie nella seconda parte, in cui componimenti brevi, ma liberi per metro,offrono squarci notevoli di riflessione come in Trama di millenni | i monasteri | là sulle alture | bersagliate dal vento | e di bandiere cinesi | che bestemmiano il cielo. I temi civili si rafforzano di una più alta consapevolezza spirituale, che salda la riflessione dell’Om, Nel veliero dell’ Om | mi sono accecata | di sole, alla freschezza di versi classici e limpidi Ho approfondito l’anima | distesa | sulla luna. Spilli d’infinito rovente di silenzio sono questi versi di Leda Palma che offrono in danza ritmica tabernacoli di preghiera e voce di solidarietà. Un Tibet dunque estremamente ricco di stimoli. Neve rovente di silenzio che genera pensieri, quello offertoci in opere diverse, ma complementari da Carifi e Palma. Davvero in entrambi scorre quel fiume verso l’Assoluto, il Tibet degli ultimi, appunto, che riconnettendosi nel perduto fiume di cui parla Carifi, in conclusione al suo libro, pare, nella trasmigrazione di anime, farsi un unico porto-imbarco per vele di neve e di poesia.
Recensione
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