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Ungaretti: vita d'un uomo. Una “bella biografia” interiore
Su Montale e Ungaretti. Cruces ed orizzonti di poesia.
A proposito di due libri di Emerico e Noemi Giachery
Come in un
Lied il canto .. Pare questo il Sietz im Leben più autentico, la
cifra umana ed intellettuale di Emerico e Noemi Giachery, fervidamente uniti da
decenni nella vita e nella ricerca letteraria. Viandante. Parola di
irresistibile fascino. O Wandern, wandern, meine Lust! O Vagabondare,
vagabondare mia gioia! Esordisce così Emerico Giachery, in Viandante,
breve ed intenso opuscolo, che sarebbe riduttivo chiamare autobiografia: si
tratta piuttosto di appunti di un’anima, che, nella musica dei luoghi, incontra
e vive emozioni e realtà di scrittura. La stessa capacità di sentire nella
libertà la catena estetica dei luoghi, magari con il tocco della sinfonia Renana
di Schumann, in cui il ritmo si fa storia e la letteratura, apice goethiano
d’una visione del mondo, caratterizza, sin dall’apertura, il saggio Per
Montale, dove domina la luce di una lunga fedeltà all’orto montaliano.
Luoghi e sopralluoghi divengono così ouverture necessaria alla poesia di
Montale. Varianti e cruces di natura filologica, e non solo, aprono ampi
orizzonti di poesia come interpretazione di una geografia di luoghi poetici che
dalla Liguria si diparte e raggiunge stazioni esistenziali dell’ Italia e del
poeta. L’accademica ripartizione in distinte stagioni applicata dalla critica
ufficiale, e a vario titolo “laureata”, alla poesia di Montale è invece sempre
ricondotta dal “viandante” Giachery, con quella sua singolare ed autorevole
“gioia dell’interpretare”, ad una sorta di “variantistica” dei luoghi e dei nodi
ermeneutici, per offrire nuove caute proposte di originali riletture scaturite
dalla frequente rivisitazione, negli anni di magistero accademico e non solo,
dei luoghi e della scrittura del poeta. Si veda all’ inizio delle Occasioni
questo frammento di Vecchi versi: Si schiodava dall’alto, impetuoso,
/ un nembo d’aria ghiaccia, diluviava / sul nido di Corniglia rugginoso / dal
porto di Vernazza / le luci erano a tratti scancellate / dal crescere dell’onde
/ invisibili al fondo della notte. Essenza di memoria e durezze espressive
appaiono qui, come già nel complesso negli Ossi di seppia, senhal
semantico di una crisi: il gran libro del mare-essere montaliano si fa viatico
d’allusioni, d’inquietudini, d’ombre sommerse che riaffioreranno poi in testi
anche estremi del Nostro. Si pensi al grande notturno di Notizie dall’Amiata
in La Bufera e altro e, nelle Occasioni, l’assolo di un testo
esemplare come Elegia di Pico Farnese , per arrivare via, via, al
disincanto di Satura e di certi passaggi dei Diari. È dunque in
tali intrecci di analisi e di sentimento testuale il pregio dell’opera di
Emerico Giachery, critico e viandante nella spinosa geografia montaliana. Nel
libro si ricompongono frutti d’intuizione critica spesso non nuovi, ma
riordinati in un’articolata rivisitazione critica. Ne son prova inoppugnabile i
lunghi capitoli Revisioni montaliane e Arsenio: divagazioni su un
temporale. Esercizio su un testo breve, incentrato su una poesia
d’occasione, nata da uno scambio con De Pisis ed inserita nella seconda edizione
delle Occasioni, col titolo Alla maniera di Filippo de Pisis
nell’inviargli questo libro, fa emergere nella querelle interpretativa con
Dante Isella, curatore dell’edizione einaudiana de le Occasioni,
l’auspicio d’una discretissima polifonia critica, preludio ad una rilettura più
consapevole del testo, altrimenti inteso come un anticipato “madrigale privato”
della Bufera e altro.
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Se la poesia
è verticale canto di sillabe naufraghe di vita, e di palpiti di affetti e
solitudini dismisurate, allora nell’ampio saggio Ungaretti: vita d’un
uomo, “una bella biografia” interiore certamente la dimensione
dell’individuo trova un ineguagliato modello di biografia interiore del poeta
soldato e singolare voce dell’Ermetismo europeo. Alfiere di una irriducibile
attenzione alla realtà umana, alla finitudine che si interroga sul mistero
vivendo la propria irripetibile luce, Noemi Paolini Giachery si muove da anni al
di fuori di certi schemi di quell’esasperato formalismo che per anni ha avuto
come predicato l’ autonomia del significante, paradossalmente cercata in lessemi
seriali e tassonomie dell’io poetante e/o narrante. Dalla necessità alla libertà
… Torna anche, in Noemi Paolini Giachery, la vocazione humboldtiana di una
visione organica dell’anima nella storia secondo il principio romantico dell’io
artefice di realtà. È dunque in questa luce, per certi versi anodina e tenace,
che va letto e sentito il saggio. Il poeta di Veglia e di Fratelli
è indagato inizialmente come uomo di pace che, nell’abisso di un’inutile strage
di vite e d’ideali, ha visto la festa gagliarda e futurista diventare nella
trincea baratro e dannazione; ma è una notte, la sua, che guarda il mistero
sempre d’una stellata luce e si fa canto, ricerca di Dio e di uno spirito che
nel fluire della vita si specchia nell’immagine del fiume, anzi dei “Fiumi”
della geografia esistenziale e simbolica di Ungaretti “uomo di pena”. Proprio un
esasperato formalismo ha impoverito l’esperienza di lettura della poesia
ungarettiana, a giudizio della studiosa, che offre ampi e documentati esercizi
di analisi di testi con varianti importanti (come Alla noia, del 1922),
in querelle con critici vari. L’avversione nei confronti del formalismo
estremizzato e banalizzante informa anche questo volume, come mostra, con
notevoli spunti critici e mirate letture, il lungo capitolo Da Pascoli ad
Ungaretti. Breve storia di un cliché critico che, partendo da Croce e dalla
sua nota avversione al Pascoli, arriva a dimostrare la centrale presenza di un
io mai riconducibile a un soggetto generico, a categoria critica avulsa da un
personale sentire interiore. Parallelamente al volume Per Montale, di
Emerico Giachery, noto ed attento interprete anche della poesia di Pascoli ed
Ungaretti, Noemi Paolini nel suo Ungaretti: vita d’un uomo, si concentra
in saggi di analisi condotta con perizia filologica e volontà di aprire
orizzonti di sentire poetico. Così in queste opere frutto della reciproca
fedeltà all’amore e alla cultura poetica di due Numi tutelari della Poesia,
fervorosamente pare si incontrino, viandanti diversi, i due autori, ricchi di un
affetto che li unisce nella libertà e nella ricerca. L’opera, quasi a dittico
concepita, rifrange isole di poesia e di critica severa.
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Recensione |
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