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Palagio di Parte Guelfa, Sala dei Consoli
Firenze, 14 ottobre 2010

Iniziare l’Anno Accademico di Pianeta Poesia con Alberta Bigagli è come ritornare in famiglia, Alberta essendo stata dell’Associazione Novecento Poesia di cui Pianeta è figlia, cofondatrice col Presidente Franco Manescalchi.

Di Alberta Bigagli a Firenze si conosce quasi tutto. Molti di voi avranno anche letto il suo ricco curriculum sull’invito all’incontro… Si sa, quindi, che è scrittrice, critico letterario e ricercatrice con all’attivo dodici pubblicazioni in versi e in prosa, la prima delle quali porta la prefazione di Carlo Betocchi che l’ha definita poeta originario. Si sa dei diversi volumi contenenti i frutti del suo lavoro di psicopedagogista ricercatrice sul campo. Si sa, come ho ricordato prima, che è stata socio fondatore di “900-Libera Cattedra di Poesia”, ma anche di altri Circoli Letterari e che è Presidente della “Associazione Abbì’ – Psicologia e parola poetica “…

Tuttavia, per conoscere meglio Alberta, per apprezzarne in tutte le sue sfaccettature la personalità umana e letteraria, è importante incontrarla oltre che di persona, nei suoi scritti.

Una felice occasione in tal senso si presenta con l’antologia Amore fu - la poesia d’una vita, Passigli Poesia 2009, che noi possiamo sfogliare titolo dopo titolo, dal primo “L’amore e altro” all’ultimo dedicato “Agli amici di Villa Ulivella”. Una vita in versi raccolti come le foto di un’intera esistenza nell’album fotografico.

Una vita in cui l’esplorazione del linguaggio in tutte le sue forme si concretizza, come ha scritto Franco Manescalchi, in un progetto di decostruzione e di ricostruzione della parola poetica; una ricerca che ha potuto avvalersi…degli incontri di Linguaggio Espressivo da lei ideati, una indagine professionale e umana che ha potuto arricchire simultaneamente la donna , la sperimentatrice e il poeta.

Quando ci si addentra nelle pagine di Amore fu, Alberta ci appare con i suoi lineamenti giovani e scanzonati che, via via, si fanno maturi e più pensosi, ma sempre originali, fortemente legati alla vita, tesi, ironici, umorali, generosi e schietti. Lineamenti che sono suoi per carattere e volontà.

Nella sezione “Villa alle Terme” della silloge “Agli amici di Villa Ulivella” a pag. 358 si legge:

E’ un fare quello delle infermiere che hanno imparato alla loro scuola. Vorrei usarlo anch’io. Senza perdere la franchezza vorrei che l’ultima parte della mia vita fosse segnata dal sorriso.

Credo che il desiderio di Alberta Bigagli, un desiderio/proposito coltivato a lungo, si sia realizzato appieno a beneficio suo e di chi l’incontra. Suo, perché il sorriso, prima ancora di far socchiudere le labbra della persona che lo fa, apre e fa fiorire il suo spirito che così cresce gettando un ponte che predispone all’incontro, alla confidenza, all’amicizia. Chi ha la buona ventura d’ incontrare un sorriso, vede subito aprirsi un mondo e viene coinvolto nello stesso dono che, come si sa, vale molto pur non costando apparentemente nulla.

Chi oggi vede Alberta, vede un sorriso, una disponibilità all’incontro che negli anni è cresciuta anche per la pluriennale attività di animatrice di gruppi negli ospedali psichiatrici, nelle carceri e in altre sedi, attività condotta sviluppando una ricerca di “Linguaggio Espressivo” attraverso il metodo tu parli io scrivo da lei stessa creato. Attività meritoria di volontariato che si è storicizzata in varie pubblicazioni; attività in cui la professionalità di Alberta vestiva e veste il suo sorriso di consapevolezza e attenzione, creando un dialogo accogliente, libero, sincero.

Presentare la sua antologia poetica non è compito facile, perché dentro c’è tutta una vita lunga di gioie e sofferenze, di dubbi e d’intuizioni, un “Paesaggio mobile” che via via si delinea e cresce, mobile come il titolo della sua sesta raccolta, un paesaggio d’anima plurima come la sua voce poetica, così definita dal prefatore Valerio Nardoni. Paesaggio e voce che le pagine restituiscono e scoprono. Sfogliandole si delinea il ritratto dell’autrice che a pag. 60 di sé dice:

nacqui con una accentuata disposizione alla gioia e non ebbi il ritegno della prudenza né mi fece da scudo il pessimismo…Dovevo fare le ossa dure nel tempo e guadagnare un po’ di robustezza all’inguaribile allegria per scoprire di essere quasi nulla per affrancarmi. La libertà costa quanto noi stessi.

E più avanti:

Ho parlato molto e ho anche scritto. Parlato, perché avevo amici. Scritto perché ho tenuto me stessa per amica e ho accettato lo specchio della parola fermata sulla carta… Per quanto sia stordita dalla violenza che mi circonda, sadizzata dal dubbio, manterrò il contatto con me stessa e con l’altro… Canterò, canteremo. (pag. 75)

E così canta Alberta: Io la poesia la incontravo nell’aria / e fissavo zelante i suoi suggerimenti / sopra la carta grossa a larghe pezzature. (pag.266)

E ancora:

Ho bisogno di me come appaio di voi come apparite e / scriverò secondo l’attimo e l’evento l’evocazione e il fiuto mi/ arresterò sulla soglia dei ritorni. (pag.109)

Ed è lì che mi sono messa a cantare il mondo era buono mi / offrivano a ogni sosta loro le masse di ascoltatori il / succo di ananas.

A questo punto mi viene incontro un grosso interrogativo riguardo al titolo dell’Antologia Amore fu. Infatti le varie sezioni del libro sono percorse dall’amore in tutte le sue forme e da una agilissima vitalità. Anche nelle ultimissime espressioni poetiche dell’ultimo lavoro scritto da Alberta dopo aver superato una grave malattia, lavoro dal titolo “Agli amici di Villa Ulivella” si dice a pag. 356:

Sì, mi stanno chiamando lo sento / come so che sospesa da terra / vive una zona un paese / non ancora di etereo livello / ma in sé purificato dai veleni. / Forse è la meta e la patria / degli uomini di buona volontà. / Mi dicono le trombe con voce adamantina «pensa progetta / incontra lasciati voler bene».

Perché, allora, Amore fu se la voce poetica di Alberta in ogni verso e parola canta : Amore è?

Lancio domanda e provocazione all’autrice che mi, ci convincerà come al solito con una sua opportuna e sincera risposta.

Concludendo, penso che l’originalità, la mobilità e la vitalità dell’espressione poetica di Alberta, come appare dalla lettura dell’Antologia, abbiano colpito anche il critico Giuseppe Marchetti, curatore della sezione “Almanacco dei Poeti” dell’importante Festival Internazionale “ParmaPoesia” a cui quest’anno 2010 Alberta Bigagli è stata invitata insieme ad Alba Donati, Ennio Cavalli, Franco Buffoni e Tiziano Rossi. Un riconoscimento a livello nazionale offerto alla poesia d’una vita spesa a onorare, amare e far amare il canto della parola nel verso.

Recensione
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