Bambini

Appena avuta in dono dall’autrice la plaquette Bambini ho notato la foto di copertina, tratta da un drammatico reportage fotografico di Graziella Bindocci sulla Siria del 2008. Un ragazzino… Il suo sguardo, lo sconfortato atteggiarsi delle spalle, le labbra socchiuse, gli stessi capelli scomposti… dicono un dramma che il suo cuore fatica a contenere. In particolare gli occhi , carichi d’angosciante smarrimento per l’orrore che sono stati costretti a vedere, fissano un vuoto in cui anche noi siamo trascinati.

Vuoto d’amore ?

Anna Vincitorio, sorpresa da una cronaca che registra feroce disumanità, cerca risposte, seminando domande nei solchi dolorosi dei suoi versi, la più inquietante delle quali si chiede e ci chiede : Alberga ancora/ in qualcuno la pietà ?

E quando incontra un bambino in guerra, o bambini invisibili, abbandonati, bambini violati o cacciati via furiosamente, lo sdegno le fa agitare la penna…

La forza lirica dei suoi versi si muove a denunciare la disumanità di alcuni e la sordità dei molti che pensano solo all’orticello privato dei loro comodi, e lì verso l’indifferenza punta la sua freccia.

Denuncia, la sua, ma anche commozione, tenerezza e pena per il mondo innocente tradito e trafitto.

Così, dopo le domande, il turbamento, l’accusa e gli strali che incalzando si rincorrono nei versi tesi e asciutti della raccolta, Anna ci porta a trovare un po’ di quiete nella poesia/ninna-nanna che chiude la silloge. Una carezza data a quel bimbo, a quel fanciullo in cui un po’ noi lettori ci siamo immedesimati ….Dormi fanciullo … ripete Anna, e lo ripete con dolcezza teneramente femminile, ma dentro è taciuto forte il richiamo a svegliarci, per difendere ogni piccola innocenza oltraggiata.

Anche per questo mi vien da pensare che I silenzi citati alla fine dell’ultima poesia della plaquette racchiudano in sé un dolente, soffocato, severo appello all’uomo di farsi più umano.

Campi Bisenzio, 27 giugno 2016