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Poesie 2009-2016
Sette anni di poesia. Mitico numero il sette, numero certamente da sottolineare per ripercorrerne a ritroso ogni angolo, ogni possibile recesso.
Un esempio fra tanti, questo, per dire come Mosi sappia trarre da ogni punto d’osservazione esterno il seme di verità che contiene, tale da specchiarne e da leggerne la possibile intima lezione. Ritrovo questa acuta modalità di indagine e di scrittura nel poemetto L’invasione degli storni che ebbi l’occasione e il piacere di leggere e recensire in passato, e in cui luoghi esterni e ambiente interiore, malattia del mondo e morbo personale intrecciano le loro trame di sofferenza e speranza, di sgomento e coraggio per guardare oltre e rialzarsi… faro, la bellezza. Bellezza dell’arte in tutte le sue espressioni e che l’autore da sempre frequenta con l’appassionata lettura dei classici, l’ascolto della musica, l’adagiarsi estatico degli occhi e dello spirito nella natura e nei luoghi visitati, la pittura… Ed è proprio la Bellezza, anche quella degli affetti più cari (vedi la sezione della tenerezza espressa in Aquiloni…) la luce che percorre il suo viaggio e salva con la parola della poesia anche gli angoli resi taglienti da denuncia o angoscia. Bellezza che riesce a trasfigurare e a non rendere definitivo anche l’ultimo verso della raccolta che suona così: …diviene il silenzio della morte Un silenzio colmo di luce, quella dei lampi e dei lapilli, della carezza e dell’indignazione della poesia di Roberto Mosi. Campi Bisenzio, febbraio 2016 |
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