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Vincitore "ex aequo" del Maurizio Basili del 1980, osserva la realtà e la vita, senza arzigogoli o infingimenti. “A me bastan le parole / per fidarmi di un amore”, o ancora “Padre padrone / più forte della forza dell'amore. Ci hai disuniti / disincantati / disillusi”. “Se il mio silenzio, con un altro silenzio / silenziosamente se ne andrà / io senza silenzio rimarrò”.
Insomma, una poesia della rievocazione o dell'analisi della riscoperta. “... Così smarrisco sorrisi felici / per pensare a quelli cari lasciati / che mi fanno stare bene e sono amici...”. Una poesia che va al di là di dettami morali. “È peccato / perché è peccato... / muoio per un amore che era vita. / Anche questo è peccato...”. “...Un altro anno domani se ne va / E ringrazio chi mi ha ferito perché ho capito...”. Versi del sussurrare mentre la vita oscilla o si decompone, non rinnegando le sembianze che restano anche se sono superate. “...Non dimenticare la poesia / né tanto meno il poeta addormentato / come un bambino nelle vie della memoria....”. Nei versi citati non c'è, come ipotizzava Raboni, “volontà di diluzione o alleggerimento”, per necessità di lievità, ma senso di candore che avvicina al mistero e alla consapevolezza di un'esistenza che, se non decifrata, è finta e vuota. Basili fotografa scene verosimili di una levigatezza subitanea, partendo dal reale per divenire frasario di avvenimenti coinvolgenti, dai toni che si imprimono, restando come lapidi recondite. “Se un Dio esiste non può continuare / a insistere sulle mie debolezze / e su ciò che altri chiamano insicurezze.”. Il lessico diviene adamantino quanto più si basa su assiomi contenutistici “solitudine si chiama la mia malattia / solitudine è l'unica donna che vorrei tradire...”. |
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