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Amicizia e
Amore, è raccolta poetica di una sessantina di pagine dei collaudato
scrittore psicologo Pasquale Montalto, stampata a cura della Pubbliscoop
Edizioni, di Sessa Aurunca nel 1993; copertina e disegni di Alice Pinto; al
suo interno è suddivisa in due parti, intitolate rispettivamente Il sole:
Libertà, La terra: amore; i componimenti sono datati, non progressivamente,
alcuni sono stati già pubblicati su riviste o su antologie. Antonio
Piromalli, nella breve e ottima prefazione, mette in luce come l'attenzione
del Poeta sia rivolta alla ricerca dell'autentico, come la voce si levi per
denunciare la mercificazione dei nuovi costumi; come perfino la guerra
venga spettacolarizzata; e aggiungo, come l'uomo, man mano, si stia
disumanizzando votandosi ai nuovi miti del progresso. In appendice sono
riportate lusinghiere "testimonianze critiche". Io, lettore, mi prendo la
libertà di volturare e accostare a mio piacere i versi, secondo la loro
magia evocatrice, la loro capacità di creare immagini. Il Poeta si presenta subito in tutta la sua entità:
"Necessità e bisogni la mia storia, | figlio del sud e proletario" (p. 9),
passando dal Sé agli Altri, per volgere lo sguardo alle cose del mondo e alle
"guerre stellari". Sente su di sé il peso dell'uomo del Sud, sfruttato, che "è
stanco e ricurvo" (p. 35); sente le sofferenze degli altri, nei vari focolai
di guerre e di ingiustizie, pensando alle quali "i più nobili propositi si
frantumano" (p. 11); ma poi, l'uomo del Sud, si rianima pensando a Cristo, a
Gandhi, a Martin Luter King; si rifugia nelle figure sacre, ricordandosi del
sacerdote gesuita Padre Onní, del Papa quando in occasione dell'attentato gli
spari "profumano di morte", fino a rilassarsi nel ricordo del 'crepuscolo
sfilano'. Si confonde nel dolore degli altri, nel bisogno di un mendicante "le
tue mani protese | si rivolgono alla strada del cuore" (p. 32), nel
pensiero della morte che si stende a spartitraffico, || Spari e raffiche di
mitra | spopolano la piazza" (pp. 29, 37); nell'umana impotenza, rimanendo
solo un 'Grido a te Dio' (p. 38).
L'uomo è smarrito nella sua dimensione umana, sembra privo
del linguaggio di comunicazione; le parole sono 'handicappate' oggi, appena
tracce "come larve di farfalle" (p. 16), al loro posto "Il commercio è il
nuovo Dio || depliants di divertimenti, | nuove arene | per distruggere la
morte. || la vita, agonizzante | e avvelenata di progresso," (pp. 31, 52,
19). Si ha bisogno perciò nientaltro che di "umanità, vicinanza | legge di
vita," (p.17); si invoca il dio indiano Ganeshi per rispondere al richiamo di
soccorso della natura.
Preferisco credere al recupero della sua dimensione umana
nel bisogno di allontanare il demone della sofferenza, per cui esclama:
"vattene qualche volta" (p. 28); trovando così il conforto, ora del figlio
(ritengo, David) per il quale si augura "la storia di ogni quercia || cercando
di capire | la storia di Golia" (pp. 23, 22); ora, forse, in una passione
soffocata o non sviluppata, per la quale riflette: "Solo un'ora | ho stretto
la tua mano, | ... | Il tuo nome Vivian | colma l'abisso | dell'odissea dei
miei passi, || e cullare l'altalena onirica || ma solo ora che vai via | mi
accorgo di volerti bene" (pp. 43, 48, 54). Si interroga sul senso della vita,
sul senso dell'amore "se non conta più nulla" (p. 56), rispondendosi di
ritrovame il valore in due semplici parole: Amicizia e Amore, che hanno
la stessa radice e si confondono l'una nell'altra. Sceglie il sogno,
l'illusione: "Nel profondo della nona | ascolto | i miti e le leggende" (p. 51), forse la
stessa poesia gliene offre gli strumenti; è un modo per sopravvivere e
sconfiggere i demoni dell'inquietudine.
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Recensione |
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