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I Preludi (dagli “Scritti giovanili”) vol. VII
Poesie dell’adolescenza
Pietro
Nigro, autore siciliano di lungo corso, nativo di Avola (1939, Siracusa), ha
pubblicato raccolte poetiche e saggi ed è molto presente nelle riviste
culturali, soprattutto essendo libero da impegni di insegnamento. Come spesso
succede giunti ad una certa meta della vita si guarda all’indietro riscoprendo
la tenerezza dei decenni alle spalle. Si prendono i proverbiali fogli dal
cassetto e si decide di stamparli. Suppongo che questo sia avvenuto al prof.
Pietro Nigro, pubblicandoli con il titolo di Preludi, che non lascia
dubbi; questo di cui ci occupiamo è il vol. VII.
La
raccolta presenta componimenti di lunghezza variabile a cominciare dal distico e
di versificazione libera da vincoli canonici, tranne il lungo componimento in
strofe ottonarie nell’idioma siciliano, con versione in lingua italiana, di cui
si dirà più avanti. Era prevedibile lo stile scolastico individuabile nella
costruzione verbale e classicheggiante (per esempio: invitta, Icaro, prometei
lacci), nondimeno il Poeta, in erba, si mostra sognatore e maturo nello stesso
tempo.
Fra i temi
abbiamo l’amore alla vita, “la felicità / solo con amor si trova”. È
estasiato tra gli effluvi di dolce ambrosia. “Giardini che ornate / le
campagne del Sud / e che Goethe esaltò con le parole / ‘Conosci tu il paese dove
fioriscono i limoni?’/ ogni giorno vi guardo / e riempite di esultanza / il mio
cuore che di bellezza vive.” (Odoranti campi di zagara). Vari sono i momenti
di piacevole e sano abbandono alla luce del tramonto, allo zefiro che accarezza.
È proprio della giovane età, pensare all’amore eterno, non ancora sfiorati dalle
disillusioni, per fortuna o per fede. Difatti notiamo animo sereno e appagato,
questo non impedisce di riconoscere che il rimpianto rende triste il ricordo.
Non
nascondo il mio compiacimento per la composizione in strofe che non mancano di
musicalità, per la rima o per l’assonanza. “Guardando questo mare, / questo
sole e queste montagne / ci sentiamo prendere / da un piacere grande.” La
pienezza del sentimento, in questa lunga poesia, è rimarcata dalla strofa
scritta tre volte: nell’incipit, nel mezzo del componimento e in chiusura. Si
tratta della poesia scritta in dialetto e in lingua nazionale come s’è detto.
Questa poesia è stata scritta quando Pietro Nigro aveva 19 anni (nel 1958); lo
scoppio di bombe a mano in uso dai pescatori (certamente proibiti) lo fa ancora
sobbalzare poiché gli ricorda le bombe della guerra; al momento dello sbarco
anglo-americano in Sicilia (10 luglio 1943, nel Golfo di Gela e nelle coste
limitrofe), doveva avere quattro anni. Sebbene si riprenda subito, invoca Gesù
Cristo perché non avvengano guerre.
A
proposito dei dialetti, spesso li si vuole denominare lingue, ritenendo che così
si conferisca loro maggiore dignità. Alcuni si ostinano ad usare la “lingua
madre”, cosiddetta, che madre non è. Tutto evolve e si modifica con gli usi, con
i modi di vivere, perciò non c’è nessuna mortificazione in questo; è un fenomeno
naturale, come la pelle che invecchia e gli organi che non funzionano come
prima. È un discorso che ci porterebbe lontano. Ottomila comuni italiani le cui
parlate si distinguono l’un l’altra e addirittura nelle città grandi e di media
grandezza, i parlanti si distinguono da un borgo all’altro, da un rione o
quartiere all’altro, perfino a seconda del tipo di attività artigianale o
lavorativo. Ebbene ciò è dovuto alla più o meno ricchezza di vocaboli e del
gergo specifico. Senza contare la tradizione orale tramandata non correttamente
e la scarsità delle testimonianze scritte.
Dopo tutta
questa parentesi, che non rientrava nelle intenzioni del sottoscritto, non c’è
dubbio che ci sia la specifica musicalità o la calata delle singole parlate che
hanno un effetto sentimentale in chi le usa o le ascolta; come pure i contenuti
tipici nella poesia di Pietro Nigro. Sono convinto che sia più utile richiamare
tutti quegli elementi unificanti, fra i vari idiomi, ed evidenziare quelli di
distinzione in correlazione a specifiche costruzioni e condizioni del luogo,
delle attività lavorative, ecc. I Preludi sono importanti sotto il
profilo biografico e letterario; la conclusione della silloge, già a quel tempo,
registrava la speranza o l’augurio di abbeverarsi alla fonte della ispirazione.
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Recensione |
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