| |
Poesie controcorrente e racconti
in versi
Fabio Dainotti (nato a Pavia nel 1948) è un letterato impegnato su vari
fronti. La raccolta di cui ci occupiamo, Poesie controcorrenti e racconti in
versi, si articola in sei sezioni; è dedicata alla moglie e nel contempo con
essa ringrazia “Donatella Bisutti e Luigi Fontanella per i preziosi
suggerimenti”. Nella prefazione Paolo Ruffilli rileva l’impronta autobiografica
dell’Autore in una sorta di appunti diaristici, spolverati a ritroso attraverso
i quali osserva l’altro da sé mettendo insieme il canto elegiaco e la necessità
di non chiudere gli occhi su quanto ci sta intorno. Anticipiamo il giudizio che
Carlo Di Lieto nella postfazione sintetizza così: “Fughe dell’Io e
‘tracce mnestiche’ nella poesia neo-crepuscolare di Fabio Dainotti”: si
avvicendano memoria involontaria e immagini evocative e fra esse emergono vuoti
esistenziali e sofferenze del passato; la realtà viene interiorizzata in una
sorta di interlocutrice, troviamo rimandi, sogni e impulsi libidici. A noi
spetta la verifica e l’osservazione della cadenza ritmica.
Nel primo componimento e nell’ultimo, in un dialogo con una interlocutrice,
il Dainotti menziona il proprio nome, Fabio. Assiste ad un approccio erotico per
strada di Charlie francese; e in una poesia successiva, registra una tentazione
su una corriera: “Il ragazzino stringe, tra le sue, / le gambe della bella
sconosciuta. / La donna dorme. Finge?” (p. 24); viene da ricordare a chissà
quante volte i giovani in erba, e non solo, vengono tentati dalle circostanze, a
parte i malintenzionati. Sembra di avere una visione ripresa dall’alto o con
distacco, un po’ sconquassata di personaggi assortiti. Così vediamo Milano con “Le
signore che sfilavano eleganti / con ombrellini al braccio.” (p. 29);
assistiamo ad un incidente stradale di giovani “strafatti”; osserviamo carezze
al corpo “prima e dopo l’amore” di una donna “come una creatura di Allan Poe”
(p. 34). Il movimento è scandito da incontri erotici occasionali: l’addio a
Elvira in un ristorante di Caserta, a Max, a Claudio; amori senza sentimento,
donne oggetto come Agostina.
Le ultime poesie sono marcatamente di impegno sociale, senza la minima
enfasi, ma succose e toccanti, nonostante vadano “controcorrente”. Così
assistiamo al pianto superfluo di una madre che non dispone di “un abito da
sera”, che mi richiama alla memoria quella madre che pensava ai suoi profumi
senza curarsi di un balocco per la propria bimba. Crediamo alla fede su Padre
Pio che esaudisce il desiderio di una madre bresciana di ritrovare il figlio
scomparso nelle acque; vediamo disperati delle traversate sui barconi che “alzavano
al cielo / le braccia che reggevano i bambini / per dare loro ancora un attimo
di vita” (p. 49, Nelle tavole di Beltrame) cui ci riportano le cronache
quotidiane. Fabio Dainotti frequentemente, così mi sembra, fa riferimento
all’acqua, elemento vitale, nella duplice valenza di vita (liquido amniotico) e
di morte (i barconi dei migranti). La vita è come un fiume, nella sua corsa
travolge tutto e il nostro ha voluto nuotare controcorrente.
Tito Cauchi
| |
 |
Recensione |
|