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I poeti di via Margutta - taccuino poetico
Silloge breve ma poeticamente intensa. Dodici liriche in
tutto, in ciascuna delle quali dilaga – della poetessa euganea – la voglia
impetuosa di esser creatura tra le creature; di sentirsi bambina tra i bambini
per loro inventando giochi nuovi e nuovi canali relazionali. Voglia di
felicemente stupirsi al rifiorire del giardino, al concepimento, in un ostico
presente, di una nuova vita. Voglia di trasalire alle note di un piano che
ripropone Chopin, di confondersi – infine – nel canto corale del “Vocale Elicona”
contemporaneo. Il tutto in un tempo condizionato da quel nemico senza volto che
ha fatto di ciascuno di noi un recluso in soggiorno obbligato, con l’ora di luce
al balcone di casa, inibendoci nelle più antiche e care manifestazioni di
affetto: una stretta di mano, un abbraccio, una carezza; persino arrivando – con
le mascherine – a espropriare il “gentil sesso” dell’innocente vanità di un
rossetto!
L’agevole raccolta, in metro libero, affida alla libera
scansione sillabica il conseguimento di un ritmo gradevole, di una gradevole
musicalità, che si fanno “valore aggiunto”, in una con quella dotta selettività
lessicale, così tanto pregna di simbolismo, che già da anni attesta,
nell’Autrice, l’inesauribile fecondità del sottosuolo suo, umano e culturale. In
esso, a ben leggere, è dato di cogliere echi, ascendenze, sintonie con le più
autorevoli Voci poetiche del Novecento letterario italiano.
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Recensione |
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