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Il
voluminoso Romanzo La commessa dagli occhi verdi di Paola Grandi narra una storia
che si dipana per quasi 700 pagine e che, pur interessando luoghi ben definiti,
la Bologna della fine del secondo conflitto mondiale e la Puglia dello stesso
periodo, calata nel disordine bellico e nello sbandamento provocato dal
rovesciamento delle alleanze nel 1943, tragica realtà che viene, con un gioco di
ricordi e di fughe in avventure fantastiche, come sprofondata in un passato a
volte mitologico, mette in evidenza i diversi aspetti dei problemi nazionali, da
quelli socio economici, a quelli culturali, a quelli, infine, politici e di
costume. I primi sette capitoli, che costituiscono una delle due parti del
romanzo, narrano le vicende amorose di una giovanissima Liliana, la commessa
dagli occhi verdi appunto, il suo rapporto col giovane studente fuori corso e
dalla vita un po’misteriosa, destinato a divenire suo marito, i rapporti con una
madre non proprio virtuosa, con un padre ex partigiano e dal carattere
sottomesso, con l’amico di famiglia, con cui ha avuto, ancora adolescente, il
suo primo rapporto sessuale insieme alla più giovane sorella.
Intorno a queste
vicende personali girano e si evidenziano, scene e abitudini familiari,
possibilità e condizioni di lavoro, echi di una Resistenza da poco conclusa,
avvisaglie, ma ancora sullo sfondo, dei rapporti tra le nascenti forze
politiche. Gli ultimi tre capitoli costituiscono la parte più consistente, sia
in termini di pagine, sia in termini di spazio e tempo inerenti la storia. In
essi domina la figura della principessa Mirrina, le cui vicende, dapprima
mettono in ombra Liliana poi, lentamente vengono da questa eguagliate e
superate, vuoi nella vita apparente, con tanto di decoro e di moralità, vuoi
nella vita reale per perfidia e ingordigia sessuale. La storia sovente deborda,
specie nella seconda parte, nella pornografia e anche se gli episodi erotici
sono raccontati con una scrittura coinvolgente e calda, degna dei migliori
scrittori, alcuni vere stars del panorama letterario mondiale, che hanno scritto
pagine e pagine sull’arte erotica e descritto, nei più intimi particolari, i
rapporti sia etero che omosessuale: W. Blake, G. Boccaccio, P. Aretino, G.
Casanova, F. Harris, J. Joyce, H. Miller, A. Nin, O. Wilde, E. Jong. J.S. La
Fanu ecc., rendono meno solido il respiro storico, sociale, politico e di
costume che pure impregnano il romanzo e ciò che vorrebbe essere uno sguardo
particolareggiato sulle aspettative e i desideri di una società, appena uscita
da uno spaventoso evento, diventa l’esposizione di scene a sé stanti che
potrebbero essere materia di un racconto di tutt’altro genere, ma validissimo.
L’opera, pur ponderosa, si legge comunque agevolmente per la scorrevolezza
dell’impianto scritturale.
Caselette,
24-01.010
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Recensione |
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